IL CONTO VENDITA IN LIBRERIA

Mentre pensavo a un titolo per questo articolo, ho riflettuto sul fatto che raccontare di come funziona il conto vendita in libreria è, in realtà, raccontare di quale sia il ciclo di vita del libro all’interno della libreria.
Le produzioni editoriali (siano esse libri, quotidiani o riviste) hanno il diritto di resa, ossia: trascorso un certo lasso di tempo, concordato tra libreria ed editore (ma ancora più frequentemente, tra libreria e distributore) i libri invenduti possono essere restituiti all’editore a fronte di un rimborso, anch’esso previamente concordato.
Questo non è propriamente quello che si intende quando si parla di conto vendita, ma è qualcosa che vi si avvicina molto.

Partiamo con un po’ di nomenclatura:
– Il conto assoluto è quel tipo di transazione attraverso la quale la libreria si impegna a pagare i libri che acquista dall’editore, entro un determinato lasso di tempo prima concordato, indipendentemente dal fatto che venda o meno quei libri. Tutto ciò stante, sempre, il diritto di resa (ci sono editori che non lo concedono, ma sono una minoranza).
Esempio: la libreria X compra dall’editore Y 100 copie del libro Z e si impegna a pagarle a 30 giorni dall’acquisto. Che quelle 100 copie vengano vendute o meno dalla libreria, il totale andrà saldato allo scadere del termine.
La libreria ha comunque diritto di resa sulle copie invendute. Solitamente, però, in questo tipo di transazione, il rimborso non è riaccreditato al 100% del valore d’acquisto, ma a una percentuale leggermente inferiore, inoltre può avvenire anche dopo mesi (anche questa è una variabile che viene concordata in sede di stipula del contratto di rivendita).

– Il conto rateato è una procedura molto più variabile, perché presenta più clausole modificabili da ciascuna libreria o casa editrice, ma generalmente prevede che le famose 100 copie del libro Z vengano pagate secondo un piano di rateizzazione scaglionato durante il quale si fanno conguagli tenendo conto delle copie che sono state rese nel frattempo.
Esempio: la libreria X compra le solite 100 copie del libro Z (che fingiamo costi 1€ a copia per facilitarci nei conti) dall’editore Y il quale dispone che il pagamento venga dilazionato in 4 tranches, da 25€ l’una, da corrispondersi entro un anno. Allo scadere dei primi tre mesi, prima di mandare in pagamento la prima fattura da 25€, la libreria scala dal conto le copie che ha già reso. Mettiamo il caso, per esempio, che al ricevere la merce, il libraio si è accorto che 20 delle 100 copie del libro Z erano stampate al contrario (succede molto più spesso di quanto pensiate), ebbene, in quel caso quelle copie vengono messe immediatamente in resa, quindi la prima fattura che la libreria si troverà realmente a pagare sarà di soli 5€ e via così.

– Il conto vendita, o conto deposito, è invece la transazione più sicura per la libreria, in quanto essa paga solo i libri che effettivamente riesce a vendere entro un dato lasso di tempo concordato con l’editore.
Esempio: la libreria X prende in conto deposito 100 copie del libro Z dall’editore Y. La libreria non sta acquistando quelle copie; sta solo promettendo di esporle nel punto vendita e dargli visibilità. Alla conclusione del lasso di tempo concordato, la libreria salderà all’editore (al netto dell’eventuale sconto accordato) solo le copie effettivamente vendute e restituirà le altre.

Arrivati a questo punto avrete già capito chi fa davvero i soldi nella filiera editoriale, no?
I distributori!
Ebbene sì, perché se l’editore ha il rischio di trovarsi una marea di rese che gli tornano indietro e la libreria ha il rischio di non riuscire a vendere i libri (è vero che li può rendere – e comunque non sempre – come abbiamo visto, con un rimborso pari al costo di acquisto, ma comunque non è rendendo i libri che si guadagna, ma è vendendoli!) chi ci guadagna sempre e comunque è la distribuzione, che non fa altro che scarrozzare i libri a destra e a manca facendosi pagare in ogni caso, sia che i libri vengano venduti, sia che restino invenduti.
E come ogni autore esordiente che abbia già visto pubblicato un proprio libro saprà molto bene, essere distribuiti è difficilissimo, se non praticamente impossibile.
Innanzitutto il contratto di distribuzione viene stipulato tra librerie-editori e distributori, quindi se si è autopubblicati è difficile essere distribuiti nelle librerie secondo il circuito classico (alcune piattaforme, mi viene in mente, ad esempio, Il mio libro, hanno un servizio di distribuzione anche nelle librerie, ma è sempre una pratica piuttosto arzigogolata, ve lo dico da libraia) ed ecco perché il conto vendita viene in soccorso degli autori esordienti!
L’equilibrio di giacenza, vendita e rese (che in gergo si chiama rotazione di un libro, di un settore o dell’intero volume di libri di un punto vendita) è estremamente delicato e questo meccanismo delle rese può anche essere utilizzato dalle librerie come palliativo per recuperare liquidità attraverso i riaccrediti, cosa che subissa gli editori di libri che tornano indietro anche dopo pochissimo tempo dall’uscita solo per la necessità della libreria di “fare cassa”.
Inserirsi in questi ingranaggi è terribilmente difficile, anche perché l’intera filiera editoriale è in capo a sempre meno soggetti, sempre più aggregati (sia tra gli editori, che tra i distributori, ma anche relativamente alle librerie) e quindi nascono gruppi editoriali come funghi, catene di librerie ne comprano altre e tutto in un regime quasi monopolistico.
So che vi sto togliendo tutta la poesia che aleggia intorno alle librerie come luoghi di cultura e magia, lo sono, non dico di no, ma sono anche degli esercizi commerciali che devono sopravvivere. E per sopravvivere devono vendere. E rendere.

Ma torniamo al nostro conto deposito. Perché viene in soccorso degli autori esordienti?
Per prima cosa perché saltate completamente il passaggio distribuzione. Sarete voi, con in mano le 20 copie del vostro capolavoro, a entrare in una libreria indipendente (occasionalmente vengono accettati libri dai diretti – ossia direttamente dall’autore o dal piccolo editore – anche nelle librerie di catena, ma è molto più raro) e chiedere di poterle lasciare a loro in conto deposito, concordando con il libraio la data del saldo delle copie vendute. Se poi il vostro libro dovesse avere un venduto soddisfacente, si possono anche stipulare accordi personalizzati, per esempio il saldo ogni tot copie vendute.
Fiscalmente, voi dovrete produrre un documento di trasporto attraverso il quale la libreria potrà caricare la merce (e che per voi funge da attestazione delle copie lasciate in conto deposito) mentre la fatturazione dipenderà dagli accordi tra voi e la libreria.
Il conto deposito ha anche l’inestimabile vantaggio di non innescare quel meccanismo di cui parlavo poco sopra, ossia il fare rese per ottenere liquidità. Dal momento che la libreria non avrà pagato le 20 copie del vostro libro, non avrà nemmeno troppa fretta di liberarsene e potrà garantirvi un’esposizione molto più lunga di quella che avreste, come esordienti, in una blasonata libreria di catena.
Chiaramente non dovete aspettarvi miracoli e, anzi, ancora una volta sarete voi a dovervi attivare affinché il vostro libro venga pubblicizzato il più possibile chiedendo alla libreria (o alle librerie), presso cui avete lasciato il vostro testo, di organizzare presentazioni, reading o firma-copie, della cui organizzazione abbiamo parlato diffusamente in questo articolo. Un’altra buona mossa è quella di regalare al libraio una copia del vostro libro perché se gli piace e pensa che possa avere un buon potenziale, state pur certi che è nel suo stesso interesse proporre il libro e provare a spingerlo, magari tenendolo vicino alle casse, ad esempio. Insomma, da cosa nasce cosa e, come vi ripetiamo praticamente in ogni articolo: dovete diventare i migliori promotori di voi stessi!

Concludo con un breve accenno alla distribuzione digitale.
Con la lentezza pachidermica con la quale vengono introiettati i cambiamenti in questo Paese, piano piano, ma inesorabilmente, sta ampliandosi il mercato del digitale. La distribuzione tramite ebook comporta inevitabilmente meno costi e meno circonduzioni rispetto a quella dei libri cartacei, ed è quindi più immediata e accessibile. La maggior parte delle piccolissime case editrici, ma anche le piattaforme di autopubblicazione, offrono infatti principalmente una distribuzione digitale che non sempre, poi, arriva al cartaceo.
È un mercato in piena crescita e, quindi, personalmente consiglio di non fissarsi subito col libro cartaceo, perché anche se è il sogno di tutti e tutte noi, vedere il proprio libro sugli scaffali di una libreria, il farsi conoscere con un bell’ebook che magari vende un buon numero di copie è un ottimo trampolino di lancio per poter essere messi, poi, sotto contratto da un piccolo editore che vi pubblichi in cartaceo.
Se poi nel processo di autopubblicazione o di presentazione del proprio testo a un editore volete un supporto professionale e specializzato, non esitate a contattarci attraverso il nostro Form di contatto, siamo qui per questo!

13 risposte

  1. Marilena ha detto:

    Buongiorno,
    premetto che non ho molte informazioni a riguardo e mi scuso in anticipo. Ho pubblicato due libri su Amazon, le copie autore valgono per il conto vendita in libreria? Tra l’altro in queste copie non viene stampato il prezzo, è un problema? Mi hanno contattato diverse case editrici chiedendomi di pagare delle cifre non indifferenti per la pubblicazione, purtroppo non ho le possibilità economiche in questo momento e così mi sto informando come posso. Grazie Marilena

    • Arianna Giancola ha detto:

      Buongiorno Marilena,
      per quanto riguarda le copie autore devi fare riferimento al regolamento di Amazon. Se hai stampato con un ISBN gratuito puoi vendere le copie solo tramite i loro canali, perché le condizioni d’uso prevedono che quel codice possa essere usato solo sulla loro piattaforma. Esistono degli escamotage, ma sono al limite della legalità, quindo te lo sconsigliamo.
      Se invece hai acquistato un codice ISBN per i tuoi libri, e quindi non hai obblighi particolari nei confronti dell’editore-Amazon, accettarle o meno senza prezzo di copertina dipende dalla libreria.
      In ogni caso controlla sempre con attenzione che all’interno del testo stampato non ci siano diciture come “copia omaggio” o “vietata la vendita”, perché in tal caso affidarli in conto vendita significherebbe commettere un illecito.
      Per quello che riguarda le case editrici che ti hanno contattata, invece, il nostro suggerimento è di starne alla larga. Si tratta, infatti, dei famosi EAP (Editori A Pagamento).
      Nonostante faccia sempre piacere una proposta di pubblicazione, e ci sembri quasi un delitto rifiutarne una, gli editori a pagamento possono davvero essere molto dannosi per uno scrittore.
      Ci sono tantissimi validi editori che non chiedono nulla per la pubblicazione, basta avere un po’ di pazienza e cercare quello giusto per te.
      Per avere una panoramica sulle varie tipologie di editori ti consigliamo di dare un’occhiata a un altro articolo su questo stesso blog: I costi dell’editoria – si può davvero pubblicare senza spendere nulla?
      Per il resto non esitare a contattarci se dovessi avere altri dubbi 🙂

  2. Paolo Felici ha detto:

    I vostri documenti riguardano la distribuzione di libri in quantità elevata. 100?
    Ma facciamo un altro esempio, perché il numero conta e non c’è solo un tipo di distribuzione.
    Prendiamo un libro di settore, lasciamo stare la narrativa. Per esempio, teatro, cinema, musica, e così via.
    Non sto parlando di riviste ma di libri monografici, il codice ISBN deve sempre essere a pagamento, non può essere gratis.
    Se il numero di libri è esiguo, per fare un esempio consideriamo10 per ciascuna libreria, per cominciare si possono stipulare accordi con 50 librerie, l’editore può stabilire lo sconto che riserva al libraio, per esempio il 50%, può chiedere al libraio di pagare le 10 copie concordate scontate, questo è stato per noi facile da ottenere, non essendo un numero elevato di copie, il guadagno che l’editore (che è anche distributore del suo prodotto) è ragguardevole e può crescere esponenzialmente, se il numero di librerie aumenta. Si consideri poi che una monografia può essere pubblicata con il testo in inglese, con relativi codici QR per scaricare il testo in italiano. A questo punto si può trattare con tutto il mondo. L’editore inoltre può anche provvedere con la promozione, stampando volantini, poster autoreggenti, manifesti e segnalibri.

    • Arianna Giancola ha detto:

      Buongiorno Paolo.
      Tralasciando i 100 libri, che erano puramente di esempio, in questo articolo, tentiamo di spiegare come funzioni il conto vendita in generale e cosa lo differenzi da altre tipologie di concessione.
      Per quanto riguarda l’idea del conto vendita stipulato tra editore e libreria, l’esperienza ci dice che difficilmente trova piede tra gli editori. Le librerie acquistano già i libri con una percentuale di sconto sul prezzo di copertina (altrimenti non ci sarebbero margini di guadagno per nessuno) e non hanno quindi una vera motivazione per cedere anche una sola parte di libri in cambio di un “pagherò se vendo” (tanto più che, mi spiace dirlo, ma risulta sempre molto difficile per un piccolo editore ottenere il giusto corrispettivo della merce venduta dal libraio).
      Certo, una simile proposta sarebbe molto facile da far accettare ai librai, che potrebbero avere testi da vendere pagandone solo una piccola percentuale e, per di più, scontata, ma si tratta di un modello di business disastroso per gli editori che si accollerebbero un rischio economico altissimo, molto di più di quanto non facciano solitamente.
      Infine, per quanto riguarda le strategie pubblicitarie da lei proposte, sono certamente attuabili e condivisibili, ma si tratta comunque di elementi che esulano dal discorso della distribuzione su cui è incentrato il nostro articolo.

      • Paolo ha detto:

        Definiamo la percentuale e definiamo il cosiddetto “piccolo editore”.
        Per quanto riguarda la percentuale, offrire il 50% al libraio è già una percentuale interessante, perché se si affida il libro ad un distributore la percentuale che avrà il libraio trattando con lui sarà più bassa. Inoltre quanto costerà il libro? Anche il prezzo è condizionante. Un libro di narrativa potrà costare massimo € 12, ma un libro d’arte, di design o di architettura può arrivare a costare anche € 30. L’editore potrà offrire 5 o 10 copie. Difficile che il libraio ne chieda di più, almeno all’inizio della trattativa.
        E poi che tipo di libreria sarà? Non sto pensando ai supermercati del libro. Ci sono più di mille librerie indipendenti, sparse in tutto il mondo. C’è la possibilità che il libraio compri un’esigua quantità con lo sconto del 50%. Questa tipologia di libri, nell’arco di due o tre mesi, si vendono, non c’è resa.

        Infine il concetto di “piccolo editore” sembra un po’ obsoleto. In teoria non esistono “piccoli editori”. Ma solo “editori”. Se c’è un programma editoriale c’è anche l’editore che lo attua. Non è corretto identificare un solo tipo di editore, soprattutto in un mercato così globalizzato e tecnologicamente avanzato.

        • Arianna Giancola ha detto:

          Parlando di librerie fisiche, purtroppo, la distribuzione è quella che determina la differenza tra piccolo, medio e grande editore.
          La facilità di reperire un testo in ogni parte del territorio è anche parte integrante delle possibilità di successo di un’opera e non a caso alcuni marchi editoriali si trovano in qualunque libreria, “supermercato del libro”, autogrill o bancarella.
          Un editore che non si appoggi a un distributore, dovrà provvedere di tasca sua alla consegna fisica dei testi nei punti vendita con la conseguenza che il territorio di distribuzione sarà molto ridotto e le spese da sostenere alte. Il tutto per consegnare poche copie per volta in ogni libreria senza la garanzia di un rientro economico.
          Per quanto riguarda le librerie, lei parte dal presupposto che 5 o 10 copie di un testo si vendano facilmente, ma non è così. Va bene se si parla di nomi famosi, ma quando l’autore o il testo non sono conosciuti dal grande pubblico, per il libraio si tratta di un investimento che ha bassissime possibilità di rientro (anche a fronte di una spesa dimezzata).
          Il caso dei testi tecnici è certamente da considerare a parte e ha altre caratteristiche, ma nell’ambito della narrativa, vengono prodotti ogni anno decine di migliaia di testi, che di conseguenza (a meno di un grosso successo) hanno un ciclo di vita molto breve che non consente di smaltire le copie.
          Sottolineo, infine, che la definizione “piccolo editore” non è in nessun modo dispregiativa.
          Si può avere una piccola o una grande azienda, come un piccolo negozio e una grande catena, senza che questo influenzi il prodotto, anzi.
          Esistono case editrici piccolissime, con un catalogo di pochissimi testi ma tutti accuratamente selezionati e di innegabile valore.
          Si tratta di valutazioni puramente oggettive basate su titoli, distribuzione e volumi di vendita.

          • Paolo Felici ha detto:

            Non si producono solo libri tecnici o di narrativa.
            Consideriamo, per fare un esempio, che ci sia l’edizione di una pièce teatrale, oppure una monografia su un autore, un regista di fama internazionale. Poiché se parliamo di monografie, queste nello specifico sono per lo più tutte dedicate a personaggi famosi, altrimenti non avrebbe senso produrle.
            Ebbene questi libri hanno sempre i loro lettori, li trovi ovunque e avranno anche le loro librerie specializzate. Ma direi di più, questi libri hanno sempre degli sponsor, sono finanziati a prescindere. Lo so perché li produco.
            Mi dirai che sono prodotti atipici, ma esistono e se ne producono tanti.
            Ora sinceramente se si tratta di un prodotto così esclusivo, allora del distributore non saprei cosa farmene, innanzitutto perché avendo già la copertura di tutte le spese, posso tranquillamente spedire 5, 10, 50 copie a chiunque, tale spesa non influirà il budget e sarà comunque irrilevante che i libri siano acquistati o lasciati in conto deposito, poiché sono già stati pagati.
            Infine se produci una monografia su un autore famoso, devi per forza chiedere il suo consenso, altrimenti non la produci, questo significa che se si concretizza l’opera avrai già un acquirente potenziale, che potrà se lo desidera (ma questo si può stabilire prima di produrre l’opera stessa) acquistare 30, 50 o anche 100 copie. Quindi sono già state vendute. Concludendo esistono tanti editori, tanti soggetti e tante opportunità. Non ce n’è sono solo due. E soprattutto non c’è alcuna regola. E’ solo un mercato e come tale tutto si può vendere e trattare.

          • Arianna Giancola ha detto:

            Quello che dice è assolutamente vero ma, come ammette lei stesso, si tratta di casi particolari che rientrano nelle eccezioni, più che nella regola.

  3. Marco ha detto:

    Salve, quali sono i distributori che effettuano il conto deposito? C’è qualcuno che fa dropshipping? Sarebbe così comodo, per tutti!

    • Arianna Giancola ha detto:

      Buonasera Marco,
      purtroppo, per quanto ne sappiamo, non ci sono editori che di base lavorino con il conto deposito. E, d’altra parte, dal loro punto di vista non avrebbe neppure senso. Il conto vendita viene preso in considerazione solo in relazione a singole persone e in casi molto particolari. Per quanto riguarda il dropshipping, mi permetto di dissentire sulla comodità, dato che ci si rivolge alle librerie per la disponibilità immediata del prodotto. Piuttosto che andare in libreria, ordinare il volume e poi tornare a ritirarlo, il 99% dei lettori interessati acquisterebbe online.

      • Marco ha detto:

        Grazie per la risposta. Intendevo dire che, ad esempio, per il venditore online sarebbe comodo poter mettere in vendita centinaia di migliaia di titoli senza averli in magazzino e poi, una volta che il cliente ha fatto un ordine, chiedere al fornitore di spedire direttamente al cliente, comprando da lui il libro. Questa forma di vendita è diffusa in molti ambiti, ma a quanto pare non in quello librario.

  4. anna ha detto:

    nel caso di un conto vendita con formula 60/40 (60% all’editore, 40% alla libreria), come deve essere calcolato l’importo?

    Esempio il libro costa 14.90 al pubblico

    Alla libreria dovrei fatturare il 60% di 14.90€, prezzo di vendita al pubblico comprensivo di iva.

    Nella fattura dovrò inserire l’iva al 4% solo sul 60% che fatturo, quindi 8.60€ + 4% iva = 8.94€?

    L’iva sulla quota del 40% in carico alla libreria come viene regolata?
    Grazie

    • Arianna Giancola ha detto:

      Buongiorno Anna,
      sia nel caso in cui sia la ce a gestire direttamente il conto vendita, sia nel caso in cui lo gestisca tu direttamente, la fattura viene rilasciata sulla base degli incassi della singola unità, quindi solo sul 60%.
      Eventuali pendenze relative alla quota della libreria dovranno essere gestite dalla libreria stessa.
      Inoltre, l’iva sul 60% dovrà essere detratta dal totale (quindi il 60% dovrà essere considerato un lordo)

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