CACCIA AL DRAGO

Racconto in concorso

CACCIA AL DRAGO

Di Matteo Ottelli

Ser Piz si grattava il pizzetto insistentemente. Non sopportava l’attesa men che meno quando la questione riguardava il suo futuro. Il chiacchiericcio nella locanda lo faceva innervosire e la puzza di quei pescatori non migliorava il suo umore. Aveva gli occhi continuamente fissi sul portone d’ingresso nell’attesa che si aprisse.

«Allora!» il locandiere picchiettò sul tavolo «Vuoi prendere qualcosa?»

«Aspetto ancora» per la prima volta distolse lo sguardo dall’entrata.

«Mi stai prendendo per il culo?» chiese il locandiere agitando il pugno «È da un’ora che sei seduto e non hai preso nulla, bevi o te ne vai. Pezzente!»

Ser Piz scattò in piedi «Come osi piccolo insolente! Sai chi sono?» afferrò la spada «Io sono Ser Piz di casa Portis! Non osare mancarmi di rispetto!»

Il locandiere lo afferrò per la camicia e lo trascinò verso l’uscita «Io so benissimo chi sei e per questo so che non hai il coraggio di sfilare quella spada. Non per nulla ti chiamano il cavaliere dalle braghe larghe!»

«Vogliano i signori scusarmi per il mio ritardo» Don Argo fece capolino nel locale «Fabius ti spiace togliere quelle tue sudice mani dal mio ospite?»

«C-certo Don Argo!» il locandiere lo lasciò andare e sgusciò via lungo i tavoli.

«Ci vogliamo accomodare?» Don Argo si sedette al tavolo vicino e Ser Piz fece altrettanto.

«Dove diavolo eri finito? Sai che non mi piace attendere!»

«Scusa, ma ho avuto un contrattempo» Don Argo si avvicinò appoggiando i gomiti sul tavolo.

«Perché mi hai fatto venire?» Ser Piz si guardò intorno con circospezione «Ho fatto un lungo viaggio per arrivare in questo paesello sperduto di pescatori. Spero che ne sia valsa la pena».

Don Argo sorrise «Amico mio, ho la soluzione ai nostri problemi!» si avvicinò ancor di più. «È da tempo che gira voce di un drago sulla cima del Sasso Canale e ucciderlo andrebbe a nostro vantaggio!»

«Un drago?» Ser Piz batté le palpebre all’impazzata «Sei pazzo Argo?»

«Pensaci Piz! Nessuno potrà più darti del codardo! E io potrei rubare una delle sue uova e sai quanto ci guadagnerei? I miei affari si risolleverebbero!»

Ser Piz si lasciò andare sulla sedia. «Non lo so Argo, mi sembra una cosa fuori dal mondo! Uccidere un drago? Nemmeno con un piccolo esercito potremmo mai riuscirci!»

«È qui che ti sbagli!» Don Argo sorrise. «Conosco un tizio che ha già ucciso un drago e si dà il caso che stia venendo qui per incontrarci.»

«E tu ci credi?» Ser Piz si avvicinò assottigliando la voce. «Da quando sei diventato un pesce lesso?»

«Accidenti Piz!» ringhiò Don Argo sbattendo il pugno sul tavolo. «Davvero non ti fidi della mia parola? Ti dico che questo tizio ha fatto fuori una di quelle creature e al collo porta l’artiglio del drago che ha ucciso!»

«Io mi fido della tua parola Argo e voglio crederci con tutto me stesso, ma…»

«Hai paura» concluse la frase il mercante.

«No, certo che no» le labbra di Ser Piz tremavano come la testa di un’idra appena tagliata.

«Allora dimostralo amico mio e accetta la mia proposta» Don Argo lo guardava intensamente.

Ser Piz annuì senza proferire parola.

«Bene» continuò Don Argo. «Una volta ucciso il drago tu dovrai uccidere Billy.»

«Chi?» Ser Piz alzò il sopracciglio.

«Il ragazzo che ci porterà dal drago, tu dovrai ucciderlo» rispose Don Argo. «Lo farei io, ma non sono in grado.»

«Perché dovrei ucciderlo?»

Don Argo sospirò intensamente. «Pensaci diamine! Vuoi che tutti sappiano che non sei stato tu a uccidere il drago? Non dobbiamo lasciare nulla al caso».

Ser Piz stava tremando dalla paura, ma diavolo! Doveva trovare un modo per togliersi la umiliante etichetta di cavaliere dalle braghe larghe.

Don Argo gli afferrò la mano tremante. «So che te la stai facendo sotto, ma è l’unica nostra opzione.»

La vista gli si appannò e una lacrima gli bagnò la guancia destra. Annuì con tutta la fatica di questo mondo come se avesse un orco sulla testa.

«Bene.» Don Argo lasciò la presa e spostò lo sguardo verso l’entrata. «Oh guarda! Giusto in tempo!» Si alzò e agitò la mano amichevolmente.

Un ragazzo dai lunghi capelli biondi e in evidente sovrappeso si avvicinò scivolando lungo i tavoli rimbalzando con la gonfia pancia contro alcune sedie.

«Billy ragazzo mio!» esclamò Don Argo prendendolo a braccetto. «Ti presento Ser Piz, mio amico e forte guerriero! Ser Piz ti presento Billy, nostra guida e colui che ha ucciso un drago armato solo della sua spada.»

Quel tizio doveva essere la loro guida? Don Argo si era davvero bevuto il cervello!

«Pensavo fossimo solo noi due» Billy si sedette, la sedia scricchiolò sotto il suo peso.

Don Argo digrignò i denti. «Ser Piz è un uomo fidato Billy, ci aiuterà a uccidere il drago.»

Billy lo adocchiò con gli occhi scavati. «Più siamo meglio è!» disse con un’alzata di spalle.

«Esatto Billy! Più siamo meglio è!» ridacchiò Don Argo sedendosi di fronte a lui. «Allora qual è il piano?»

«Mangiamo qualcosa e partiamo?» Billy fece per chiamare il locandiere.

«Tutto qui?» Ser Piz strizzò gli occhi. «Dicci almeno come hai fatto l’ultima volta o ti sei dimenticato?»

Billy si sistemò sulla sedia e si avvicinò al tavolo appoggiando le tette sul bancone. Ser Piz notò l’artiglio del drago appeso al collo di Billy.

«Nessuno sa che i draghi vanno in letargo» sussurrò coprendosi la bocca. «Troveremo il drago che dorme e lo infilzeremo con una bella lancia. È così che ho fatto l’ultima volta.»

Ser Piz rimase a bocca aperta, accidenti, davvero i draghi andavano in letargo? Se fosse stato così sarebbe stato un gioco da ragazzi ucciderlo e la nomea di Cavaliere dalle braghe larghe sarebbe stata solo un brutto ricordo!

«Dopodiché prenderemo l’uovo e ce ne andremo prima che faccia sera» continuò Billy.

«Un piano da manuale!» Don Argo gli diede una pacca sulla schiena. «Hai visto Piz? Nulla di cui preoccuparsi!» si alzò e fece segno al locandiere. «Fabius portaci da mangiare e tre pinte della birra più buona che hai. Dobbiamo brindare!»

Alle loro spalle il Lago di Como serpeggiava lungo la valle, il colore grigiastro del cielo non era di buon auspicio e rendeva la giornata scura e triste. Ser Piz si soffermò più volte a osservare quel panorama che rifletteva il suo umore.

La strada era impervia. La neve sulle rocce lo fece scivolare più volte e il peso dell’armatura gli era d’ingombro.

«Te l’avevo detto di lasciarla alla locanda!» Ridacchiò Billy saltando da un masso all’altro. «Tutta quella ferraglia non ti servirà!»

Ser Piz odiava con tutto sé stesso quello sbruffone e ucciderlo sarebbe stato un piacere. Non vedeva l’ora di mettere a tacere quel grassone.

Don Argo li seguiva spedito. Ser Piz era sicuro che fosse ancor più stanco di lui, ma quel diavolo di un mercante, non appena sentiva l’odore dei soldi, diventava l’uomo più resistente dell’intero Regno Longobardo.

Raggiunsero la cima del Sasso Canale nel primo pomeriggio. La neve si era trasformata in ghiaccio e delle nubi scure presagivano una brutta tempesta in arrivo da Sud. Ser Piz soffiò sulle mani cercando di scaldarsele e l’aria della montagna gli colorò il naso di rosso.

«Dobbiamo fare in fretta!» Billy guardò il cielo. «Il vento sta portando il brutto tempo e scendere sarà un problema! Per di qua!»

Presero una strada traversa che lasciava il sentiero principale. Entrarono in un boschetto di pini. Lì la luce filtrava appena e la strada si faceva più accidentata.

Ser Piz notò un’altura poco distante da loro. Era di colore nero con striature rosse e si sarebbe integrata perfettamente all’ambiente circostante se non fosse stato per il lungo muso appoggiato al terreno da cui fuoriuscivano sbuffi di fumo nero ad ogni respiro. Un drago stava dormendo profondamente di fronte a loro.

«Che mi venga un colpo!» Don Argo si strappò i pochi capelli rimasti. «Un drago davanti ai miei occhi. E guarda Piz, sta dormendo proprio come aveva detto il ragazzo!»

Ser Piz si asciugò le lacrime. La soluzione a tutti i suoi problemi era proprio lì e non voleva perderla per nessuna ragione al mondo.

«Forza Piz uccidi il ragazzo» sussurrò Don Argo indicando Billy poco distante da loro. «Uccidilo ora che è girato. Poi ucciderai il drago, prenderemo l’uovo e ce ne andremo! Ricorda, non dobbiamo lasciare nulla al caso.»

Ser Piz annuì e sguainò la spada, afferrò Don Argo per il collo e spinse la punta dell’arma nel ventre dell’amico fino ad arrivare all’elsa.

Don Argo spalancò gli occhi. «Perché?» Un rivolo di sangue gli uscì dalla bocca.

Ser Piz si avvicinò all’orecchio del mercante. «Tu sei un testimone e io non devo lasciare nulla al caso.» Estrasse la spada dalla pancia di Argo e si avvicinò a Billy ancora voltato ad ammirare la creatura. Quello era il momento giusto per colpire. Assaporava già la fama dopo quella giornata e la ricchezza che avrebbe ottenuto vendendo l’uovo di un drago.

Mulinò la spada in aria, ma qualcosa lo prese per la coscia e lo trascinò fino a ritrovarsi a faccia in giù. Il drago si era svegliato e lo stava divorando.

Ser Piz urlò di dolore e sentì la gamba bruciargli fino all’osso. La vista gli si annebbiò e venne risucchiato fino a quando sentì il dorso esplodere come se mille spade lo stessero infilzando. Si ritrovò a tu per tu con il drago e in un’ultima prova di dolore provò a roteare la lama, ma in un batter d’occhio si sentì schiacciare ancor di più nella morsa e respirare diventò complicato. Uno dei denti gli trapassò il collo e il sangue uscì a fiotti fino a bagnarli il volto. Il mondo si colorò di rosso.

Finalmente il dolore finì e la lama gli scivolò dalla mano che sparì nella bocca del drago.

«Delizioso» ringhiò Levia trangugiando il cavaliere. «Grazie Billy, ecco qua la tua ricompensa» il drago si alzò diede a Billy una delle sue uova.

«Te ne ho portati due oggi!» esclamò Billy indicando Don Argo che li stava guardando immobile a terra. «Voglio due uova!»

«Va bene, ma non ingozzarti troppo. Alla prossima settimana allora!».

Billy mise entrambe le uova nel suo zaino. Saltellando riprese la strada di ritorno cantando. Doveva festeggiare, quella sera avrebbe mangiato non una, ma ben due deliziose uova di drago.

11 risposte

  1. Laura ha detto:

    Voto questo racconto

  2. Romano ha detto:

    Voto questo racconto

  3. Jole ha detto:

    voto questo racconto

  4. Andrea Perlini ha detto:

    Voto questo racconto

  5. Chiara ha detto:

    Bel racconto! Mi è piaciuto molto, soprattutto il finale inaspettato.

  6. Lorenzo ha detto:

    Voto questo racconto

  7. Mattia Simonetti ha detto:

    Voto questo racconto!

  8. Francesco Tinelli ha detto:

    Voto questo racconto

  9. Carlo ha detto:

    Molto bella la metafora, voto questo racconto

  10. Irene Elena ha detto:

    Piacevole da leggere, ritmo incalzante e un finale che non ti aspetti. Voto questo racconto!

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