LA QUERCIA

Racconto in concorso

LA QUERCIA

Di Daniela Palla

Piana di Lucca, A.D. 1325

Lo scudiero si voltò: ombre nere come la notte li seguivano leste; abbassò lo sguardo sulla ragazzina che scortava. «Mio Signore, i cavalli sono sfiniti!» dichiarò.

Castruccio correva come un fiume in piena, stringendo al petto il suo prezioso fardello.

«Ci prenderanno, sono vicini!»

Cosa sarebbe successo se quei demoni li avessero raggiunti? Fu scosso da un brivido; chiuse gli occhi e spronò il destriero. Finalmente, la radura.

«Aiutami Eliano» ordinò «non avranno l’ardire di superare il bosco».

Il ragazzo lo raggiunse.

«Fa’ attenzione» disse Castruccio passandogli il fagotto, il ragazzo lo prese con reverendo timore.

«Dove, mio Signore?»

«Là» rispose indicando il centro della radura.

Scavarono una buca mentre gli spiriti stridevano al limitare della macchia.

Castruccio tolse con estrema cura l’involucro che nascondeva il contenuto del fagotto, liberando una piccola quercia. «Ci siamo» sorrise al ragazzo. La sistemarono con cura all’interno della buca.

«Ha sete, proprio come noi, va’ a prendere Adele.»

Il cuore di Eliano batteva veloce; arrivò al destriero e fece scendere la ragazzina, aveva i capelli color oro e gli occhi come un lago.

«Ho paura zio! Torniamo all’accampamento ve ne prego!»

Castruccio la strinse a sé, le voleva bene. «Non aver paura cara Adele, tutto questo finirà presto» e così dicendo la condusse per mano vicino alla quercia.

«Vedi, nipote mia, questa piantina diventerà forte e grande come te ma ha bisogno di nutrirsi, lo capisci?»

«Si» la ragazzina tremando accarezzò la cicatrice dello zio che partiva dall’occhio sinistro fino alla mandibola. Una carezza leggera e sincera quale solo i bambini sanno dare.

Castruccio non esitò oltre e sfoderò la sua spada procurandosi un taglio sulla mano sinistra; il sangue bagnò le radici dell’alberello.

«Guardi mio Signore, le foglioline sembrano accendersi!»

Anche Castruccio rifulgeva di una strana luce dorata. «Ora siamo tutt’uno» sussurrò; poi si rivolse alla nipote: «Mi vuoi bene Adele?».

Non capiva e non riuscì a trattenere oltre le lacrime. «Sì, adorato zio.»

La sua voce suonò atona e le parole prive di sentimento. «Allora, mi perdonerai per quello che sto per compiere.»

Prese per i capelli Adele costringendola a inginocchiarsi di fronte alla pianta, infine le buttò indietro la testa obbligandola a guardare il cielo.

Che bello il cielo, così limpido e sereno.

«Invoco spiritum mortis…»

La sgozzò.

Il sangue, attratto dalla gravità, bagnò la quercia.

Gragnano, frazione di Capannori, Lucca, oggi

«Che bella, babbo! Guarda com’è grande!»

«Luigi, non ci si può arrampicare sopra, scendi giù!»

«Se fossi in lei, non lo farei avvicinare troppo, è da incoscienti!»

Mario non aveva fatto caso a quel vecchietto appoggiato al tronco.

«Eh, ci scusi, ma sa! La maestra a scuola ha letto la fiaba di Pinocchio e raccontato della “quercia delle streghe” ai bambini; mio figlio è rimasto così colpito dalle foto di questa meraviglia che ho deciso di portarlo a vederla di persona. È una bella “bestia” eh?»

«Non è una bella bestia!» Tuonò avvicinandosi. «Lo faccia scendere subito!»

«Va bene, va bene!» Mario non riusciva a inquadrare bene il nonnetto, sarà il guardiano?

«Luigi, ora basta; tieni il cellulare e fai le foto all’albero da laggiù» il ragazzino obbedì e andò via saltellando felice.

Il vecchino fece un cenno d’intesa col capo. «Lo faccia stare alla larga.»

«Da quanto tempo fa da guardiano?»

«Guardiano?» Una sonora risata interruppe la tranquillità del posto.

«Mi scusi, pensavo…»

«Pensavo, pensavo…»

La conversazione fu interrotta da una bella bambina che si avvicinò: «Guarda mammina, c’è un falco lassù!» disse indicando uno dei rami più in alto. La mamma la prese per un braccio tirandola indietro. «Quante volte ti ho detto che non ti devi avvicinare!»

Salutò poi il vecchino, che ricambiò, e si allontanò in fretta.

Mario assistette alla scena in silenzio. Tornò Luigi. «Guarda babbo che grande uccello!»

«È un falco pellegrino, puoi fotografarlo meglio se ti allontani un pochino» intervenne il nonnino.

«Allora, lei non è una guida» cercò di smorzare Mario «ma di sicuro è uno che conosce bene questo posto, ho indovinato?».

Il vecchino, guardando il falco, fece sì col capo.

«Perché non mi racconta qualcosa? Su, via, non si faccia pregare!»

«Che cosa sa della quercia?»

«Beh, più o meno quello che sanno tutti, quello che c’è su Internet! Che è una della più grandi e antiche d’Italia e che è la quercia dove Pinocchio fu impiccato dal Gatto e la Volpe. Ah, oh, e si chiama così perché si dice che sulla sua chioma ballassero le streghe ed è per questo che è larga e appiattita, giusto?»

Il nonno rivolse lo sguardo alla grande chioma.

«Ha esattamente 697 anni; è alta ventiquattro metri e la sua magnifica chioma ha un diametro di una quarantina; il suo tronco è talmente grande che servono cinque persone per abbracciarlo tutto e pensare che era così piccola…» la guardava con reverenda venerazione «è un essere antico, né buono né cattivo, del resto, come tutti noi, vuole soltanto vivere.»

Intanto Luigi, che si era stufato di fare foto, mise in tasca il cellulare, sgattaiolò dalla parte opposta della quercia e, nascosto dal tronco, iniziò a mangiare un pacchetto di caramelle che aveva nascosto in tasca.

«Come sa che ha esattamente 697 anni?»

«La piantò qui Castruccio Castracani.» Mario fece spallucce, non sapeva chi fosse. «Castruccio Castracani degli Antelminelli, Signore di Lucca. Durante la battaglia di Altopascio del 1325, scelse questa radura per piantare la quercia. Allora non c’erano tutte queste piante attorno…»

Mario pensò che doveva essere uno di quegli storici, fai da te, tuttologi invasati, che esaltano la Toscana medioevale e che vorrebbero tornare ai tempi dei comuni e delle signorie; ogni tanto se ne trovano in giro e ne sanno sempre una più del Diavolo. «E perché piantò proprio una quercia?»

Il vecchino fece un gesto di stizza. «La quercia rappresenta la grandezza, l’anima, la vita eterna» fece una pausa. «Chi può dire cosa passasse in testa a un signore della guerra? Il suo scopo era diventare re d’Italia, lo sapevi?»

«E ci riuscì?»

«No, non ci riuscii» sussurrò.

Mario rifletté: «Quindi, secondo lei, voleva, in qualche modo, legare la sua anima a quest’albero. Ci sta! La sua anima e quest’essere antico, come lo ha definito lei, per ottenere la vita eterna! In fondo, non erano i tempi in cui gli alchimisti cercavano la pietra filosofale?».

Dallo sguardo raggelante del vecchino, capì che l’affermazione non era stata gradita; il vecchio era tremendo, sembrava scrutargli le budella! Doveva cambiare tono.

«Mi scusi ma sa, alle volte, vaneggio. Piuttosto perché i bambini dovrebbero stargli alla larga?»

L’anziano sospirò poi si voltò verso l’albero guardando il punto dove poco prima era atterrato il falco.

«Non è né buona né cattiva, vuole solo vivere in pace. Ha bisogno di nutrirsi. Si nutre di energia.»

Si voltò e piantò i suoi occhi in quelli di Mario che non sapeva se scoppiare a ridere o scappare a gambe levate.

Proseguì. «Tutti noi siamo energia e viviamo di energia. I bambini sono pieni di energie. Sono innocenti, vivi, liberi. Non lo fa perché è cattiva, ha solo fame.»

«Non fa che cosa?»

Si voltò verso il falco. «Guarda, non c’è più!»

«Sarà volato via!»

«No, stolto!»

Mario ebbe un sussulto.

«Tu e la tua maledetta generazione di imbecilli. Guarda meglio, là» indicando il punto dove prima era l’animale.

«Vedo solo una grande protuberanza che non avevo notato» rispose Mario.

«Non è una protuberanza è il falco, l’ha inglobato in sé per nutrirsi! Ora è legno e corteccia!»

La cosa stava diventando un tantinello troppo strana; è vero, quella insolita cosa aveva la forma di un uccello ma che fosse… ma no! Il nonnetto era fuori di testa! Non c’era altra spiegazione.

«I bambini vengono qua e non sanno altro che dire “oh, guarda, com’è bella la quercia, com’è grande la quercia”» continuò scimmiottandoli «si arrampicano sui suoi rami, senza rispetto! Ne strappano i rametti come souvenir! Staccano la corteccia! Ma sono pieni di energia e lei» si avvicinò a Mario e gli prese un braccio «se ne nutre e io… li sento dentro di me, li ricordo tutti! Non voglio più provare il loro dolore! Sono tanto, tanto stanco!»

Mario fece un passo indietro, il nonno lasciò la presa; rimasero così, faccia a faccia per pochi secondi; notò che il nonnino aveva una vecchia cicatrice sul lato sinistro del viso che gli partiva dall’occhio fino ad arrivare al mento. Indietreggiò ancora.

Il vecchio incalzò: «I bambini giocano qui vicino ma poi la sera a casa cominciano a sentirsi stanchi, diventano inappetenti, sempre più smunti, tristi, deboli. Qualcuno muore, Adele è morta».

Era decisamente troppo, fece per andarsene ma: «Non vedi i loro volti nel tronco della quercia? Visi trasformati in corteccia e legno. Guarda, guarda i volti dei bambini impressi per sempre tra le sue radici!».

Il nonno era fuori di sé; Mario abbassò lo sguardo sulle grandi radici: i nodi e i bitorzoli sembravano volti, visi di bambini! Anche sul tronco e nei rami! Porca puttana, non era possibile!

«Sei solo un vecchio pazzo! Te ne stai qui a spaventare la gente, ma fatti curare da uno bravo, vecchio rincoglionito!» Mario sbottò allontanandosi.

«Porta via tuo figlio, prima che sia troppo tardi!» Gli sembrò di udire; gli rispose alzando un braccio per mandarlo a quel paese.

«Luigino, vieni torniamo a casa che la mamma ci aspetta per pranzo!»

Luigi arrivò camminando, strano, di solito saltellava sempre.

«Allora ti è piaciuta la quercia?»

Il bimbo fece spallucce.

«Dov’eri finito?»

«Ho trovato un posticino comodo tra le sue radici.»

«Sei stato tutto il tempo seduto vicino alle quercia?» Gli chiese mentre gli allacciava la cintura del seggiolino; Luigi fece cenno di sì.

Accese il motore.

«Babbo?»

«Dimmi, topo?»

«Puoi spengere lo stereo?»

«Certo, ma come mai? C’è DJ Osso, il tuo preferito!» chiese guardandolo dallo specchietto.

«Sono stanco, voglio dormire.»

Il cuore gli batte forte: strano, molto strano. Luigi di solito, non dorme mai.

45 risposte

  1. Federica ha detto:

    Voto questo racconto.

  2. Francesca ha detto:

    Io voto il romanzo di Daniela Palla

  3. Sara ha detto:

    Ormai seguo i suoi racconti,fiabe,poesie e la trovo una persona versatile e con una scrittura facile e comprensibile a tutti.Che dire ,immaginavo un nuovo capolavoro e non mi ha delusa…mi piace moltissimo.
    Ennesima dimostrazione che sa scrivere tutto.
    Complimenti ,avanti così Daniela Palla!

  4. Beatrice Guido ha detto:

    Voto questo racconto

  5. Laura ha detto:

    Voto questo racconto

  6. Valentina Boschi ha detto:

    Voto questo racconto

  7. Fiorella Fiorelli ha detto:

    Voto questo racconto

  8. Marlis Valentini ha detto:

    Delizioso racconto, Daniela è diventata una garanzia.
    Voto ‘La quercia’!

  9. Lara ha detto:

    Voto questo racconto

  10. Rocco ha detto:

    Voto questo racconto

  11. Erika Bernardi ha detto:

    Voto questo racconto

  12. Jas ha detto:

    Voto questo racconto

  13. Massimilano ha detto:

    Racconto eccezionale Daniela e sempre una garanzia voto questo racconto

  14. Antonello ha detto:

    Voto questo racconto

  15. Pasqua Mevi ha detto:

    Voto volentieri il racconto La Quercia di Daniela Palla

  16. Manu ha detto:

    Voto questo racconto

  17. Pasquale Faggiano ha detto:

    Voto il racconto: la quercia di Daniela Palla

  18. Vittoria Silocchi ha detto:

    Voto questo racconto La quercia di Daniela Palla.

  19. Rachele ha detto:

    Voto questo racconto

  20. Sabrina ha detto:

    Voto questo racconto

  21. Miriam ha detto:

    Mi è piaciuta molto la storia di Daniela Palla.

  22. Manuela ha detto:

    Voto questo racconto

  23. Stefanie ha detto:

    Voto il racconto di Daniela Palla, La Quercia

  24. Barbara ha detto:

    Voto questo racconto

  25. Paola nutini ha detto:

    Voto questo racconto brava Daniela palla!!!

  26. Lisa ha detto:

    Voto questo racconto.

  27. Giuseppe ha detto:

    Voto questo racconto

  28. Giulietta ha detto:

    Voto questo racconto

  29. Sidonia ha detto:

    Voto DANIELA PALLA

  30. Lucia ha detto:

    voto questo racconto

  31. Valentina ha detto:

    Voto questo racconto! Brava Daniela Palla!

  32. Chiara ha detto:

    voto questo racconto

  33. Silvia ha detto:

    Voto questo racconto

  34. Silvia Maggini ha detto:

    Bellissimo come ogni racconto scritto da Daniela palla!!!!

  35. Cristina ha detto:

    Voto questo racconto

  36. Roberta Rocco ha detto:

    Voto questo racconto. Daniela Palla ha la capacità di far rivivere il passato con uno sguardo contemporaneo.

  37. francesco ha detto:

    Voto questo racconto !

  38. FRANCESCA ha detto:

    Voto questo racconto coinvolgente e ricco di emozioni.

  39. Katia ha detto:

    Complimenti daniela voto questo racconto

  40. Arianna Giancola ha detto:

    ATTENZIONE: Vi ricordiamo che ogni singolo voto viene monitorato dallo staff di due redazioni. Eventuali irregolarità ripetute porteranno all’esclusione dalla competizione del racconto. Questo significa che non solo l’autore non potrà vincere il premio “Scelto dal Pubblico”, ma che non potrà neppure essere selezionato dalla giuria per l’inserimento nella raccolta né, tantomeno, vincere uno dei premi aggiuntivi destinati ai primi tre classificati. Ogni racconto può essere votato UNA SOLA VOLTA da uno stesso utente, a prescindere da quale mail utilizzi. Ad esempio, sarà ritenuto irregolare il voto di un utente espresso prima con una mail e poi con un’altra. Vi invitiamo alla sportività per non danneggiare gli autori che avete invece intenzione di sostenere. Grazie.

  41. Tommy ha detto:

    Bellissimo

  42. Tommy ha detto:

    Bellissimo …. Voto questo racconto

  43. Antonio ha detto:

    Grande palla !

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