L’ULTIMO SCONTRO
Di Virginia Cavalli
I capelli corvini sferzavano il volto di Morgan sotto la pioggia battente. Impaziente, galoppava sulla brughiera in cerca del messo che sarebbe dovuto giungere all’alba: di lui, ancora nessuna traccia.
Athred, il sovrano del regno di Middangeard, era stato chiaro: il lindworm, la bestia che abitava le pendici della secolare montagna di Eallanbeorg, doveva essere messo a tacere. Era un fardello che il re non aveva considerato fino ad allora, poiché sembrava essersi per sempre assopito. Effettivamente, nessuno poteva aspettarsi altrimenti. Il drago aveva abitato la montagna per secoli, senza mai abbandonarla. L’avventato gesto di un ragazzo disperato, un giovane di nome Kriglaf, fece sì che il sonno della bestia si interrompesse bruscamente. I lindworm conoscono alla perfezione il loro tesoro: chiunque dotato di senno non si sarebbe mai avventurato all’interno dell’altura nel tentativo di arricchirsi. Kriglaf era tuttavia rimasto orfano, ed era alla ricerca di un modo per redimere la sua famiglia: decise, quindi, di impossessarsi di una gemma del prezioso cumulo sotterraneo.
Finalmente, Morgan vide il messaggero arrivare, arrancando in groppa al suo nero destriero. Grendal, il purosangue dell’amazzone, era in subbuglio.
“Athred si trova finalmente a corte!” urlò l’uomo. Morgan emise un sospiro di sollievo: il sovrano si trovava, infatti, in missione fino a qualche giorno prima. Tuttavia, il momento del ritorno a corte non era prestabilito con certezza, e la guerriera non poteva partire senza essere certa che il re fosse tornato.
“Partiamo immediatamente”. Il messo la guardò, incredulo: “Non sarebbe meglio attendere qualche ora prima di rimetterci al galoppo? I cavalli hanno bisogno di riposare”, ma Morgan non aveva intenzione di perdere altro tempo: doveva parlare con Athred e capire come procedere con la missione che intendeva farle portare a termine.
“No, partiamo subito. Non posso attendere oltre”. Il ragazzo la seguì, ancora esitante.
“Non avete paura di ciò che si dice a corte? Sembra che il drago di Eallanbeorg sia stato risvegliato”.
“Certo che ne ho. Sarebbe ridicolo non averne. Eppure, c’è qualcosa in tutto questo che mi fa pensare che la faccenda sia più complessa di quanto non possa sembrare”.
Non proferirono più parola, e si avventurarono tra le vaste brughiere, per poi dirigersi tra le alture più prominenti.
“Chi va là?” urlò la guardia di vedetta.
“Sono Thyl, porto con me Morgan, nipote di Vilhjálmr, come richiesto dal re”. Qualche istante dopo, il ponte levatoio si abbassò, permettendo ai due di entrare nella fortezza attraverso l’ampio arco a ogiva.
Scesero dai cavalli, che lasciarono nelle stalle: “Tornerò presto”, sussurrò Morgan al suo fedele Grendal. Dopodiché, seguì il messo che si dirigeva verso il palazzo.
Morgan abbassò il cappuccio non appena varcò la soglia della sala del trono. Athred la attendeva seduto.
“Puoi andare, Thyl”. Il messo tornò sui suoi passi, lasciando l’amazzone e il re soli.
“Conosci il motivo per cui ti ho chiesto di raggiungermi. Un ragazzo di nome Kriglaf ha ingenuamente sottratto una gemma dopo la morte di suo padre, sperando così di poter rimettere in sesto la famiglia. Sei cosciente del pericolo che la bestia rappresenta per il nostro regno? Voglio che questo sia molto chiaro.”
“Sono cosciente del fatto che un lindworm ridestato, così prossimo al nostro regno, sia una minaccia. Tuttavia, non biasimo Kriglaf per il suo gesto, seppur avventato, così come non posso biasimare il drago: abitava Eallanbeorg da secoli, indisturbato, e così sarebbe rimasto, se qualcuno non avesse tentato di rubare un monile dal suo tesoro. La missione che mi chiedi di portare a termine è inevitabile, ma dolorosa. È necessario che estragga il cuore?”
“Sì, Morgan, è necessario. Avrei potuto radunare il mio esercito per sconfiggere quella bestia, ma ho comunque scelto di rivolgermi a te: ripongo più fiducia in te che nei miei uomini, e non solo perché sei la nipote di Vilhjálmr, ma perché sei l’unica su cui posso contare quando si tratta di simili pericoli. Combatterai per me? Per il tuo regno?”
“Combatterò per Middangeard, ma sappi che ciò che stiamo facendo è contro una creatura che è stata deliberatamente provocata. Ciononostante, il problema deve essere affrontato. Dov’è riposta la gemma?”
“È qui, avvicinati”. Morgan scrutò l’oggetto da vicino: si trattava di una pietra allocromatica, dalle varie sfaccettature di diversi colori. Non aveva mai visto un oggetto simile.
“Com’è riuscito a rubarla? Sembrerebbe qualcosa di molto prezioso. È insolito che il drago non la tenesse accanto a sé”. Athred non rispose, si limitò a guardare Morgan, come per rimproverarla del fatto che si aspettasse una risposta da parte sua.
“Quando intendi partire?”
“Non oggi, certamente. Preferirei questa notte, così da poter attraversare la vallata senza essere vista”.
“Molto bene. Vai a riposarti. Ho fatto predisporre una stanza per te. Occorre che conservi le forze”.
Morgan si diresse verso lo scalone che conduceva ai piani superiori. Athred la scrutava nel tentativo di comprendere a cosa stesse pensando, e se fosse realmente pronta per la battaglia che la attendeva nell’arco di poche ore.
Nella notte, la guerriera si ridestò dal sonno. Si preparò per lo scontro prendendo con sé le proprie armi, e si diresse verso l’uscita, chiedendo che il ponte levatoio venisse abbassato.
Era atterrita dal fatto che non potesse portare Grendal con sé, ma non sarebbe stata una mossa saggia. Il lindworm avrebbe potuto ucciderlo, se solo avesse provato a porsi tra lui e Morgan.
L’attendeva un lungo cammino.
La vallata si stendeva in modo irregolare di fronte alle montagne. Colline trapunte di brugo si accavallavano come per tracciare un sentiero verso la maestosa altura di Eallanbeorg. Là, alle pendici del monte, riposava la creatura il cui cuore Morgan doveva estrarre. Il profumo di ginestra le riempiva le narici, come a ricordarle che quella avrebbe potuto essere l’ultima volta in cui avrebbe visto quel luogo. Si era sempre chiesta perché dovesse combattere, la ragione di tutte le battaglie a cui aveva preso parte. Non sarebbe stato più semplice agire diversamente, forse attraverso il dialogo? Sapeva che non tutto poteva essere risolto in questo modo: probabilmente, la mente umana era più incline a imporsi attraverso la supremazia data dalla violenza.
Mentre era immersa in queste riflessioni, si avvicinava sempre più al monte, circondato da una fitta nebbia, il che risultava a suo vantaggio: nessuno avrebbe potuto vederla, in quelle condizioni. Ne era certa.
Procedette speditamente verso una spaccatura nella montagna. Non aveva alcuna intenzione di fermarsi: era troppo vicina al compimento della missione. Doveva andare avanti, per quanto potesse essere difficile il pensiero di quell’arduo compito.
Facendosi strada fra le grotte, sentiva il suono dell’acqua picchiettare sulle pareti di roccia, unica entità che rompeva il silenzio, il quale faceva da risonanza all’angoscia di Morgan mentre procedeva lentamente lungo il tragitto. Udì dei ciottoli rotolare a terra.
“Chi c’è?!” tentò di scrutare nell’oscurità, ma non vide che buio.
“Non posso gridare, il drago mi sentirebbe e la mia missione terminerebbe prima ancora di averla intrapresa. Non avere paura, Morgan. Sei sola. Nessuno sa che sei qui, se non Athred, il quale non può certamente aver mandato dei sicari a seguirti. Non farti sopraffare dal peso del silenzio.”
Dopo un lungo ed estenuante tragitto, accentuato dal peso della sua spada, arrivò finalmente alle pendici della montagna. Nonostante l’oscurità circondasse ogni cosa, riuscì a scorgere il luccichio delle squame del lindworm: sembravano rubini colpiti dalla luce del sole.
La bestia dormiva indisturbata, e Morgan si chiese ancora una volta se ciò che stava per fare poteva definirsi “giustizia”.
“Hwaet!” esclamò la guerriera nell’antico linguaggio.
L’occhio di drago si spalancò improvvisamente, emanando una luce simile a un lampo nella notte. Morgan sentì un nodo in gola, ma non poteva fermarsi: doveva proseguire. Doveva mantenere il giuramento.
La bestia si ridestò completamente, aprì le ali e si rizzò sulle zampe posteriori. Era immensa.
L’amazzone sapeva di dover estrarre il cuore, e si fiondò sul corpo del lindworm con tanta rapidità che quest’ultimo non si accorse nemmeno del salto di Morgan, la quale venne tuttavia gettata a terra dopo qualche istante. Indignata per la propria debolezza, si gettò nuovamente sul drago. Invano. Cadde all’indietro, diversi metri oltre il punto da cui aveva provato ad attaccare la creatura. Il braccio destro si spezzò.
“È finita. Ho fallito. Non riuscirò mai a uccidere il drago, in queste condizioni. Non meritavo questo incarico”, scrutò nuovamente l’oscurità e si avviò verso la creatura, decisa a morire da guerriera quale era.
Un urlo agghiacciante risuonò tra le mura di pietra. Una fiamma, un tonfo pesante. Buio.
Morgan si risvegliò al di fuori della montagna. Occhi grigi la osservavano. Il braccio pulsava ancora.
“E tu? Chi sei?”
“Il mio nome è Kriglaf, colui che ha sottratto la gemma al mostro. Vi ho seguita non appena siete partita da palazzo: non potevo permettere che moriste nello scontro a causa mia.”
La guerriera ora capì di cosa si trattava: c’era davvero qualcuno con lei, nella montagna, prima della battaglia! Non sapeva se sentirsi oltraggiata o essere grata al ragazzo che le aveva salvato la vita. “Il gesto che hai compiuto è stato avventato: il lindworm è morto a causa tua. Non rappresentava un pericolo, prima che tu lo ridestassi.”
“È giusto. Non ho voluto infierire ulteriormente sul corpo estraendo il cuore: il re dovrà fidarsi della nostra parola, riguardo all’uccisione.”
“Sarai un eroe, per Athred: colui che è riuscito dove nemmeno Morgan, la più nobile delle guerriere, ha potuto fare nulla”.
I due si avviarono a corte: l’amazzone del re e Kriglaf, il ragazzo che sarebbe divenuto il più giovane eroe del Regno di Middangeard.
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Bellissimo, voto questa storia che mi ha emozionato molto e non vedo l’ora di leggerne altre da questa scrittrice novella.
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La lettura é piacevole e interessante. Leggendo ci si immerge lentamente nella vicenda.
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Un bellissimo racconto
Racconto molto bello
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Voto questo racconto! Brava Virgi!
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L estro e le idee di fondono in una parte di noi che trasformare in racconto spesso è difficile …ma qui si tratta di talento …davvero complimenti
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