INSIDE BLU

Racconto in concorso

INSIDE BLU

Di Alessia Parravicini

«Vi capita mai di guardare qualcuno e di chiedervi che cosa gli passa per la testa?» 

“Wow nonna, ma questo cartone è bellissimo!”

“Sono felice che ti piaccia, Ambra.”

Nove anni, due grandi occhi marrone scuro, come la Nutella, direbbe lei; lunghi capelli castano, come il cioccolato, direbbe lei. Ambra se ne stava con il cuscino tra le braccia, il mento appoggiato sui gomiti e le gambe incrociate. La sua posizione abituale per guardare la Tv. Le erano sempre piaciuti i cartoni animati, ma questo era diverso, questo era il suo cartone. Per chiarire, non il suo preferito, che rimaneva La Sirenetta, ma il suo, quello che sembrava essere stato pensato apposta per lei. Inside out era il primo cartone che Ambra guardava senza Tiziana, la mamma. Di solito si sdraiavano sul divano rosso del salotto, che profumava sempre di pulito, Tiziana sceglieva cosa vedere mentre Ambra si metteva il pigiama e lavava i denti. Poi la bambina si avvicinava alla mamma, le faceva un grosso sorriso come prova di essersi lavata per bene e le due si accoccolavano insieme, pronte per godersi questo loro momento nel dopo cena. Mano nella mano, la serata passava così, tra pop-corn, risate e abbracci. Adesso questo piccolo rituale non c’era più. Ambra non era più su quel divano comodo dove di solito si addormentava. Ora era su quello della nonna, sempre comodo, ma con un profumo diverso, simile alla lavanda. E, cosa più importante, Tiziana non c’era.  

“La mamma ha avuto un brutto incidente, non c’è più” le avevano detto. Lei non capiva bene cosa volessero dire quelle parole e non sapeva che cosa dovesse fare. Sentiva solo che le veniva da piangere, ma non ci riusciva. Solo una settimana prima, Tiziana aveva parlato delle idee più stravaganti per poter organizzare ad Ambra il miglior compleanno di sempre perché “i dieci sono i dieci” – aveva detto – “sono importanti e dobbiamo festeggiare”. Il compleanno era il 20 aprile ma i preparativi erano iniziati con almeno un mese di anticipo. – “Non starai esagerando?” – le avevano chiesto. Ma Tiziana, come ogni mamma davanti alla preparazione delle feste dei figli, voleva calcolare tutto nei minimi dettagli. Aveva perfino già preso la giornata di ferie al lavoro; era una professoressa di italiano presso una scuola superiore 

di Mortara, in provincia di Pavia, città dove invece abitava.  

“Giovedì 2 aprile 2020. Alle 14.00 di oggi lungo la strada provinciale 494 nella tratta Pavia-Mortara si è verificato un grave incidente automobilistico che ha visto coinvolti diversi autoveicoli. In particolare, un furgone ed un’auto. Si è poi sviluppato un violento incendio con un fumo denso. La giovane donna alla guida dell’auto coinvolta nel sinistro è deceduta. Sul posto Carabinieri, Vigili del fuoco, Polizie locali e 118.” Recitava il giornale quotidiano della Provincia Pavese. 

Per tutto il funerale, Ambra era stata buona nell’angolino del banco della Chiesa, a fianco del papà e della nonna. E non aveva pianto. Da quando aveva saputo della morte della mamma non aveva versato una lacrima. Nessuno capiva il motivo e nessuno capiva come affrontare la cosa. La nonna Elia, colonna portante della famiglia, aveva deciso di prendere in mano la situazione. Era arrivata al punto di non riconoscere più la sua “Trottola”, così chiamava Ambra, perché la bambina da piccola correva per la casa roteando su sé stessa come una trottola. La vedeva spenta, vuota, senza il sorriso che l’aveva sempre caratterizzata. Ma Ambra non ne parlava, non piangeva, non si esprimeva, semplicemente sopravviveva, ma non viveva. Ed Elia non poteva permetterlo. Le era stata accanto, silenziosamente, le aveva lasciato i suoi tempi e non l’aveva mai forzata. Ma il 20 aprile era arrivato e tutto era diverso: non era iniziato con 

palloncini, torte o feste; Ambra non aveva voluto. Era andata a scuola come se nulla fosse. Sembrava la bambina più tranquilla del mondo. E non solo. Sembrava serena. E non piangeva. Una volta tornata a casa, aveva passato il pomeriggio a fare i compiti di matematica, che lei di solito odiava. Era tutto troppo definito con la matematica, o così o così, o bianco o nero. Lei voleva il grigio, lei pretendeva che esistesse il grigio, che il mondo fosse fatto di interpretazioni, di pensieri e di sfumature. Sarebbe diventata una perfetta filosofa. Come materia le piaceva italiano perché leggendo ci si può perdere, si può andare in un altro mondo, del tutto immaginario. Ma quel giorno non voleva perdersi. Preferiva la sicurezza dei numeri alle interpretazioni delle parole. E no, non era serena. Lo poteva sembrare, ma non lo era. Erano giorni che non dormiva o che chiudeva gli occhi ma faceva brutti sogni. Elia lo sapeva benissimo. Così aveva deciso di fare un tentativo per avvicinarsi alla nipote. 

“Trottola, ti andrebbe di guardarci un cartone?”

“Va bene nonna.”

“Bene allora, ci possiamo guardare Inside out. Lo conosci?”

“No. Però io voglio vedere un cartone che ho già visto. Voglio sapere come va a finire. E quelli che conosco io finiscono tutti bene.”

“Ambra non ti preoccupare, una cosa nuova non è per forza negativa. Vedrai che ti piacerà, fidati di me, te lo prometto.”

“Di che cosa parla quello che hai detto tu?”

“Di una bambina, Riley e di Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto, i piccoli personaggi che governano la sua consolle emotiva e che influenzano quello che fa.”

Dopo pochi minuti, Ambra si era già totalmente innamorata dei personaggi, della storia e delle parole. Era tornata la bambina che sapeva perdersi e che, al tempo stesso, voleva capire come effettivamente andassero le cose. Ed è lì, su quel divano odor lavanda, che Ambra, dopo giorni e giorni di finta serenità, aveva pianto. Elia aveva provato ad abbracciarla, ma Ambra si era spostata. 

“Devi imparare a piangere Trottola” aveva spiegato la nonna. “Piangere fa bene. Lo vedi il personaggio blu, Tristezza? Tutto accade per via di Tristezza, senza tristezza non ci può essere felicità. Gioia, che prima agiva non considerando affatto ciò che pensava Tristezza, comprende che non può farcela da sola e che il parere di quest’ultima è utile quanto il suo. La tristezza, per quanto difficile da digerire, è una sensazione che ci condiziona, che ci aiuta a crescere e a maturare. Quella parte blu è fondamentale in ognuno di noi.”

 “Ma la mamma non era mai triste.”

“La mamma era come Gioia, tutta gialla ma con i capelli blu. Sapeva unire gioia e tristezza insieme perché aveva capito che solo così sarebbe riuscita a trovare un equilibrio. Ma per farlo, devi lasciarti andare, Trottola. Piangi, sfogati, urla, parla, ma poi sorridi. Perché la parte blu di ognuno di noi serve almeno quanto quella gialla. Per questo volevo che vedessimo il cartone proprio oggi. Ho una cosa per te.” – Elia intanto aveva preso dalla tasca un anello ovale, di quelli di una volta, tutto blu con i bordi color oro.  “Questo era mio quando ero giovane, poi l’ho dato alla tua mamma e ora vorrei lo avessi tu, come ricordo. È un anello con i poteri magici, soprannaturali, come gli oggetti simbolici dei libri fantasy che ti piacciono tanto. Ci saranno volte in cui penserai di non farcela, di essere troppo piccola o fragile per affrontare la complessità del mondo. Questo anello ti deve ricordare che i momenti blu esistono, ma che il cartone non sarebbe finito bene senza l’aiuto di Tristezza. Sfregalo forte forte e i suoi poteri faranno il resto: ti daranno la forza necessaria, parola di nonna. Buon compleanno Trottola.”

Ancora più lacrime avevano bagnato il visino di Ambra. “Quindi è normale che la mamma mi manchi, però devo unire i pensieri blu a quelli gialli, così imparo a pensarci avendo un ricordo bello di lei. Ma stai piangendo nonna?” Elia si stava asciugando le lacrime con il fazzoletto che aveva sempre con sé nel taschino. “Sì Trottola, ma vedi, queste sono lacrime nate perché mi hai reso fiera di te. Hai capito benissimo quello che ti volevo dire.”

“Grazie, ti prometto che proverò a fare come Riley e come faceva la mamma” aveva sussurrato Ambra dopo aver preso l’anello magico dalle mani calde della nonna e averlo stretto forte.