I CACCIATORI DI DRAGHI
Di Samantha Pinazza
1.
Martha correva, tenendo le gonne sollevate per non inciampare, il cuore che le martellava in testa.
Era soltanto la paura a tenerla in piedi. Un’ombra si disegnò sul terreno, sempre più grande: la bestia le era quasi addosso, poteva sentire gli artigli tesi ad afferrarla.
L’improvviso schiocco di una frusta costrinse l’ombra a ritirarsi, lasciandola scappare. Il drago, maestoso e terribile, batteva appena le ali per tenersi in volo, scandagliando il terreno in cerca di chi aveva osato sfidarlo.
Togar, affiancato dal fratello Bogar, aveva fatto ruotare la frusta, prima di colpire di nuovo, facendo arretrare il drago.
Vedendosi sfuggire la preda, il mostro ruggì di frustrazione, fissando i due celebri cacciatori di draghi, che percorrevano le terre dell’Ovest in cerca di fama.
Erano una vergogna per il loro maestro, che gli aveva insegnato a combattere i draghi per difendersi, non certo perché collezionassero trofei.
Il ringhio di Mogre fece tremare la terra, tanto che Bogar cadde in ginocchio. Vedendolo in difficoltà, il fratello si fece avanti: “Dai, bestione, danza con me!”.
Senza farselo ripetere due volte, Mogre si slanciò verso di lui; il cacciatore lasciò andare la frusta ed estrasse la spada, facendola ruotare in aria prima di affondarla nel ventre squamoso.
Un grido terribile squarciò la notte, sembrava quasi… una risata. Mogre, gli occhi socchiusi, sussultava dal gran ridere. Estrasse la lama che si era semplicemente incastrata tra due delle sue robuste scaglie, niente di più che una spina fastidiosa.
“Come osi, stupida lucertola?” Togar si sentiva umiliato.
Il drago si indicò con un artiglio, quasi volesse dire “parli con me?”.
Fu Bogar, allora, a farsi avanti, l’ascia sollevata.
Mogre aspettò che gli fosse abbastanza vicino, poi soffiò: immediatamente, Bogar dovette lasciar cadere la sua arma, diventata incandescente. Imprecò tra sé, mentre l’ascia cadeva nell’erba.
Il drago fece un gesto di spregio con la zampa poi, giacché il suo spuntino era riuscito a scappare, gli diede le spalle.
I fratelli ebbero un bell’urlare, il drago non li degnò di uno sguardo, volando verso alla sua grotta alle pendici della montagna; l’indomani, avrebbero ripreso la caccia.
2.
“Non posso credere che ci sia sfuggito di nuovo… ahi!” Togar batté il pugno sul tavolo, per pentirsene subito dopo: le ustioni gli facevano un male terribile.
“Smettila di fare lo sciocco” lo rimproverò Alyssa, la bella locandiera del villaggio, costringendolo a sedersi su di una poltrona. “Sono sicura che ce la farete” li rassicurò, iniziando a medicare le ferite del cacciatore.
“Il punto è capire come” sbuffò Bogar.
“Se non potete sconfiggerlo con la forza, non vi resta che usare la testa.”
“Non credo che prenderlo a testate possa essere di grande aiuto…”
“Intendo dire che dovete essere più furbi di lui” l’ostessa si sollevò da terra, attizzò un pò il fuoco; prima di uscire, lanciò una lunga occhiata a Togar e disse: “Pensateci su…”.
3.
Fu la campana a svegliare i gemelli: era il segnale che indicava un nuovo attacco del mostro.
Non avevano ancora terminato di infilarsi gli stivali, che Ines si affacciò timidamente alla porta.
“Stiamo arrivando” brontolò Bogar, assonnato.
“M-mi dispiace d-distrubarvi” balbettò lei. “M-Madama Alyssa è stata r-rapita dal drago.”
“Che cosa?” Togar saltò in piedi come se fosse stato punto da uno scorpione. “Cosa aspettavi a dircelo?”
“Io…”
“Oh, lasciala in pace, non è colpa sua se Mogre ha preso la tua ragazza” lo riprese Bogar.
“Non è la mia ragazza”
“Come ti pare, selliamo i cavalli, non c’è tempo da perdere.”
Si fiondarono fuori dalla locanda, saltarono in sella e diedero di sprone, via verso il profilo nero della montagna.
Togar aveva paura che fosse troppo tardi. Non aveva neppure avuto il tempo di dirle quello che provava per lei. “Quante occasioni sprecate”, pensò, mentre il cavallo assaliva il sentiero sassoso.
Cercò di ricordare le lezioni del loro Maestro, il Mago Thorex. Li aveva accolti in casa propria che erano solo due marmocchi. Era stato un padre burbero e severo, ma pur sempre un padre.
Gli aveva insegnato come combattere, preparare antidoti, cavalcare e, cosa più importante di tutte, difendersi da un drago. Il Mago aveva un profondo rispetto per tutte le creature magiche e non sopportava l’idea che potessero essere uccise.
“Non può venirne nulla di buono” amava ripetere “c’è sempre un prezzo da pagare”. Forse aveva ragione, forse no, fatto sta che non sarebbe stato fiero della strada intrapresa dai due ragazzi.
Forse, se fossero riusciti a salvare Alyssa, quella sarebbe potuta essere la loro occasione per fermarsi. Una cosa era certa: quella sarebbe stata la loro ultima missione.
4.
Arrivati alla piana, Togar, furente, si fece immediatamente incontro al drago, la spada in mano: “Che fine hai fatto fare alla ragazza?”.
Mogre lo guardò sconcertato e fece spallucce: ce n’erano tante di ragazze al villaggio, tutte ottimi stuzzichini, doveva essere un pò più preciso.
Togar ruggì di rabbia impotente, ma il fratello lo prese per una spalla, convincendolo a farsi da parte:
“Per favore aiutaci” la sua voce era rauca “questa notte hai rapito una ragazza. È troppo tardi per lei?”.
Il drago spalancò le fauci in uno sbadiglio: era stufo di quella tiritera, i due umani erano insistenti come mosche su di una mucca.
Bogar si fece avanti, facendo roteare l’ascia sopra la testa: se proprio dovevano farlo, tanto valeva farla finita il prima possibile. Mogre gonfiò il petto, irritato, dirigendo la lunga coda verso i due uomini in una spazzata micidiale: all’unisono, i gemelli saltarono, evitando di essere colpiti proprio all’ultimo momento.
Con un gesto fluido, Bogar colse l’occasione per conficcare l’ascia nella coda: la lama affondò senza fatica, tagliandola di netto.
Il drago gridò di dolore e rabbia, mentre ciò che restava della sua coda saettava nell’aria. Si affrettò a cicatrizzare la ferita con una fiammata, osservando i due umani con uno sguardo di odio puro, poi ruggì con veemenza, soffiando verso i cacciatori uno sbuffo di vapore incandescente. I due si affrettarono a coprirsi con il mantello: era stato realizzato con una stoffa magica, in grado di sopportare il calore delle fiamme di un drago, l’ultimo dono del Mago ai suoi figli indegni.
“Adesso basta” gridò Bogar “ti sei sfogato, ora libera la ragazza”.
Mogre, però, ben deciso a vendicarsi, gli lanciò contro una devastante palla di fuoco. Perfino i mantelli sarebbero stati inutili contro una simile potenza.
Si misero a correre: dietro di loro, la palla di fuoco consumava tutto ciò che trovava sulla sua strada.
Togar estrasse la frusta e la slanciò verso una quercia, lasciando che si arrotolasse attorno a un ramo. Il cacciatore afferrò il fratello per la vita e si lasciò andare, volando lontano da quella devastazione infuocata.
Ricaddero a terra con un balzo: gli stivali sollevarono un nugolo di polvere e cenere.
Togar corse verso il suo destriero, Fjor, saltandogli in groppa. Il drago lo stava aspettando con gli artigli snudati.
Il cavaliere sollevò la frusta, slanciandola contro Mogre e la lingua di cuoio gli si arrotolò attorno alla zampa. Il drago tirò con forza ed ecco Togar venir sbalzato in aria fino a trovarsi sopra la schiena del drago: lasciò andare la presa, atterrandogli proprio tra le scapole. Non poteva perdere altro tempo: si afferrò saldamente alle scaglie, risalendo lungo il collo, mentre Mogre, infastidito, allungava le zampe, cercando inutilmente di afferrarlo. Oramai, il cacciatore era arrivato proprio dove voleva: in mezzo alle corna d’osso.
Tutti i draghi sono diversi, ma c’era una cosa che li accomunava: il loro punto debole. Togar avanzò lungo la testa piatta del lucertolone fino a trovarsi proprio sul setto nasale. Il drago lo fissò per un momento con gli splendidi occhi saggi, intelligenti, quasi umani. Per un attimo, il cacciatore rimase senza fiato, ma poi, riprendendosi, estrasse la spada e la affondò senza pietà nel centro della fronte.
Un denso fumo grigio pervase l’aria, sollevandosi dal corpo coperto di scaglie, mentre i grandi occhi si chiudevano.
Il vecchio aveva ragione, dopotutto. Fu quello l’ultimo pensiero di Togar, mentre iniziava inesorabilmente a precipitare nel vuoto.
5.
Quando riaprì gli occhi, Togar vide suo fratello chino su di lui con le lacrime agli occhi. Si sollevò lentamente, avvertendo un dolore sordo alle costole. La caduta era stata notevole, ma non letale.
“Sto bene…”
“No” gridò il fratello “guarda là!”.
Nel terreno si era aperto un cratere fumante e li, proprio nel mezzo, c’era il corpo inerte di una ragazza.
“Alyssa!”
Il cacciatore si precipitò da lei, ma non c’era più nulla da fare: i suoi occhi si erano chiusi su questo mondo e una spada, la sua spada, le spuntava dal cranio, imbrattando i lunghi capelli di sangue. Era lei il drago.
“Come è potuto succedere?” gridò alla notte e la notte gli rispose.
“C’è sempre un prezzo da pagare.”
Togar sollevò lo sguardo: proprio al limite del cratere, un famigliare mantello grigio si agitava leggermente nella brezza… Thorex incombeva su di lui.
“Sei stato tu a ucciderla!”
“No, ragazzo, sei stato tu” il vecchio indicò la spada.
Il cacciatore, folle di dolore, lasciò andare il corpo di Alyssa e si avventò sul mago con la forza della disperazione.
Il vecchio si scansò: “Uccidere un drago non porta a nulla di buono”.
“Ma la ragazza era innocente” ribatté Bogar.
“Stava pagando il prezzo dell’avidità di suo padre” ribadì il mago “un contrabbandiere di amuleti magici… i druidi l’hanno maledetta”.
Bogar strinse gli occhi: sapeva che, ben presto, anche a loro sarebbe toccata la giusta punizione per il male che avevano fatto.
In effetti, dei cacciatori di draghi non si seppe più nulla. Tuttavia, due draghi avevano iniziato a sorvolare la vallata; quando la luna sorgeva, uno di essi si appollaiava sulla cresta della montagna, osservando il grande cratere lasciato dal corpo di Mogre, lasciando che grosse lacrime scivolassero giù dai suoi occhi, rotolando fino al cratere e riempiendolo di acque cristalline.
21 risposte
Voto questo racconto perché l’ho trovato coinvolgente e il finale mi ha sorpreso. Mi piacciono i racconti o i romanzi con i draghi e questo è molto originale
Voto questo racconto
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Voto questo racconto!
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Beh, che dire.
Complimenti all’ autrice. Riesce a trasmettere concretamente le atmosfere dure e poetiche dell’ ambientazione classica fantasy (che comunque non decade mai nello scontato e nell’ infantile). Il pur breve racconto si snocciola piacevole e scorrevole. Spero che continui a scrivere perché le premesse sono buone.
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Bellissimo racconto fantasy , complimenti alla scrittrice ! Avrà successo !
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Bellissimo racconto
Complimenti
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Complimenti
Voto questo racconto. Complimenti 👏!!!
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