GLI INCUBI SONO IN CITTÀ

Racconto in concorso

GLI INCUBI SONO IN CITTÀ

Di Alice Ravasio

Navigare nei sogni è parte del mio lavoro, se così posso dire. Visitare un sogno è un giochetto da ragazzi, basta trovare la porta d’entrata e d’uscita da esso… Tutti gli umani ne hanno una ed è semplice capire come funziona: la porta di entrata appare quando si va a dormire, e quella d’uscita quando è ora di svegliarsi, con delle eccezioni qua e là… Il mio lavoro è di rendere la permanenza degli umani nel mondo dei sogni piacevole e condurli verso l’uscita in totale sicurezza quando il loro risveglio è prossimo. I sogni hanno vari livelli, dal sonno leggero a quello più pesante, suddivisi in categorie a seconda del sogno in corso, incubi inclusi.

I sogni ai livelli superiori sono ‘sogni beati’ e quelli inferiori sono dei veri e propri incubi… In quel caso, a tutti sarà capitato di svegliarsi di soprassalto con la sensazione di cadere nel vuoto o che il sogno stesso fosse ‘fin troppo reale’… Ebbene, quella è ciò che noi Viaggiatori chiamiamo ‘uscita d’emergenza’, ovvero quando si manifesta un incubo fin troppo aggressivo, coloro che sognano vengono espulsi per la loro stessa incolumità. Il cervello umano non è pronto per certi scenari…

Mi chiamo Mattino e sono un Viaggiatore dei Sogni, così vengo chiamato da dove provengo. Avrete di sicuro capito che io sono tutto fuorché umano; se solo poteste vedere il mio aspetto fisico sarebbe ancora più semplice fare due più due e giungere alla stessa conclusione semplicemente guardando la mia coda da pavone o alla bocca sul mio stomaco, ma posso assicurarvi che non sono né un uccello, né una venere acchiappamosche… Ho un aspetto umanoide, possiamo dire, se questo vi aiuta. Ho anch’io dei capelli, delle mani e sono capace di reggermi su due gambe quando non sono troppo brillo, così sono quelli come me – altri Viaggiatori, intendo.

Adoro ciò che faccio, non lo cambierei per nulla al mondo.

È affascinante come i sogni siano il vero specchio dell’anima (dimenticatevi degli occhi) capaci di rivelare i desideri più repressi della mente umana, a volte raggiungendo perfino i limiti della moralità e delle leggi umane. Ma nessuno lo verrà mai a sapere all’infuori della cerchia dei Viaggiatori.

Quando non sono ‘di turno’, spesso mi ritrovo a girovagare per i livelli più bassi dei sogni e i più turbolenti, ove gli Incubi, piccole creaturine capaci di cambiare il proprio aspetto come pare a loro per tormentare i dormienti, restano sempre in agguato e come loro capo vantano un tipo di nome Shire che, a differenza dei suoi seguaci, non è capace di mutare, sempre con le sembianze di una tigre dai denti a sciabola fusa con un orso grizzly e il muso coperto da un teschio di un animale a me ignoto. Non sono un suo grande fan, poiché il suo ‘lavoro’ è l’esatto opposto del mio: nascondere la porta di uscita e trattenere gli ospiti più a lungo possibile, a volte fin troppo a lungo per i miei gusti, e regalare loro un’esperienza tragica…

I livelli più bassi mantengono sempre lo stesso aspetto, a differenza di quelli superiori, quali cambiano e mutano a secondo dei sogni al loro interno. Molti Viaggiatori detestano i livelli inferiori per delle buone ragioni e l’immutabilità di quei livelli è una delle tante… Spesso hanno sembianze di immense foreste con una strana foschia violacea, facile perdersi al loro interno, ma non è sempre così. Gli incubi laggiù sono più aggressivi e presenti in maggior quantità, se comparati ai livelli più alti, e sono peggio dei ratti delle fogne, specialmente il loro leader. Shire ha una parlantina calma e liscia, capace di convincere perfino il più testardo degli umani. Sfido chiunque a non cadere per il suo viscido modo di fare, ovviamente falso. Mi ritengo saggio a visitare questi livelli spesso, poco frequentati dagli umani (ma non è raro trovarne uno o due presi a girovagare) ed ancora meno dalla mia specie; perciò, mi ritengo una sottospecie di guardiano del luogo.

Ciò viene spesso ritenuta una perdita di tempo dai miei simili, eppure, la mia routine si rivelò utile un giorno a discapito di tutto.

Quasi dal nulla, apparve una ragazzina bionda dal temperamento vulcanico, sempre pronta a tirare qualche cazzotto agli Incubi attorno a lei, come un animale selvatico quale rifiuta ogni contatto dal modo esterno e di essere catturato dai cacciatori. Sapeva il fatto suo e, in un modo o nell’altro, riuscì perfino a costruirsi un proprio rifugio sulla cima di un albero e Shire di certo non perse tempo; arrivò prima di me, purtroppo, con qualche minuto di anticipo, ma per mia fortuna quella ragazzina era la diffidenza in persona e per poco non diede ascolto alle lusinghe di quel tigre-orso coso, riuscii ad arrivare in tempo per salvarla da un’imminente catastrofe. La sua personalità, difficile da conquistare diede del filo da torcere perfino a me, rifiutandosi di cooperare e fidarsi nonostante il mio salvataggio all’ultimo secondo.

Rimasi con lei il più possibile e, pian piano, si aprì con me, rivelandomi di chiamarsi Alina, di avere vent’anni, vicina ai ventuno, e di provenire da una famiglia ‘un po’ così’ (parole sue non mie) ma non aggiunse altro e lasciò l’argomento appeso per aria. Non le feci altre domande a riguardo, ma a volte capita il giorno in cui è di umore migliore rispetto a quello precedente e in quelle giornate tipo riesco a farmi raccontare di più di sua spontanea volontà. Un giorno, mi raccontò di quando si perse nei boschi per diverso tempo durante una scampagnata, quasi una settimana, e nessun membro della sua famiglia venne in suo soccorso. Così si rimboccò le maniche e iniziò la sua ricerca di cibo, acqua e un luogo dove stare la notte, finché non incontrò un vecchio signore con un castello malandato nel mezzo di un campo di grano di sua proprietà. Di certo, a questa sua cosiddetta famiglia non importava nulla di Alina, nessuno si preoccupò di andarla a cercare nè di accoglierla di nuovo in casa… Borbottò un “preferivo i boschi” alla fine del suo racconto, convinta di non essere ascoltata fino a fondo. Mi dispiacque molto per lei… Ragion per cui decisi di non muovermi affatto da quel livello, neppur troppo lontano da lei. Non sembrava affatto preoccupata, né sorpresa della mancanza di interesse della sua famiglia nei suoi confronti, forse perché la stessa mancanza proveniva dalla parte di Alina stessa…

Ora passa la maggior parte delle sue giornate all’interno della sua capanna, cosa di cui sono profondamente grato, poiché mi semplifica il mio ‘tenerla d’occhio’ in caso Shire e gli Incubi decidessero di presentarsi alla sua porta con delle nuove lusinghe e bugie appena sfornate. È piuttosto indipendente, per essere così giovane, in possesso una manualità quasi naturale, frutto di anni ed anni di pratica (i quali sono serviti durante quella sua settimana persa nei boschi, fortunatamente).

Di tanto in tanto, da sotto il suo mantello verde, fa capolino una bottiglia rotonda con due colli lunghi, il tutto fatto interamente di vetro. Rimango sempre in silenzio ad osservala inalare del fumo dopo aver posizionato una fiamma debole sotto la bottiglia di vetro. Una volta le domandai cosa fosse e la spiegazione seguente le fece quasi volare questo bong giù dalla veranda sospesa della sua abitazione. Droghe… E piuttosto pesanti; non le uniche in suo possesso di certo. In quel medesimo momento, mi sorse il dubbio del perché Alina non si fosse ancora svegliata nonostante fosse passato così tanto tempo dal nostro primo incontro.

Droghe.

Overdose.

Coma.

Il mondo dei sogni non è solamente per i dormienti di una notte. Non è raro trovare un paziente in coma nello stesso mondo, poiché anche loro sognano… Ma il dormire è ininterrotto. Non vi era altra spiegazione… E ciò spiegava anche perché non riuscissi ad espellere Alina con l’uscita di emergenza. Mi domandai da quanto tempo Alina fosse vittima della dipendenza e, purtroppo, il mio istinto non fece altro che suggerirmi un lungo lasso di tempo, al di sopra dei cinque mesi e non al di sotto. Più ci pensavo, più quella cifra già vaga non fece altro che aumentare, ma mi aggrappai comunque alla speranza che, in realtà, fosse accaduto solo una volta in tutta la sua vita per allontanare le brutte esperienze dalla sua giovane mente… Una volta sola le era costata così tanto.

Una famiglia ‘un po’ così’.

Ma il vero fatto preoccupante rimane comunque Alina stessa, intrappolata qui per chissà quanto tempo ancora. Maledico gli altri Viaggiatori, coloro che ignorano questi livelli e li evitano come la peste bubbonica… Non posso fare a meno di pensare quanti, in passato, come Alina hanno incontrato gli incubi e Shire in persona, quanti siano cascati con tutte le scarpe per le sue bugie e finte amicizie. La mia routine e spedizione per i piani inferiori da solo non è abbastanza per la salvaguardia di tutti i dormienti, ma per quella di Alina deve esserlo. Il cuore e l’anima mi si stringono come una spugna strizzata al solo pensiero di ciò che avremmo potuto evitare con un’organizzazione più bilanciata, ma ora non è il momento per i lamenti.

Ancora non so come posso salvare questa ragazza da un destino praticamente segnato, i dormienti non possono muoversi tra i vari livelli dei sogni, ciò accade solamente quando ci si sveglia e riaddormenta poco dopo, il livello può cambiare drasticamente o viaggiare su un’onda simile a quello precedente. Rimuovere Alina da questo livello e portarla altrove, ove io possa trovare la porta d’uscita o effettuare l’uscita d’emergenza è l’unico piano che la mia povera testolina è riuscita a costruire. Quasi privo di fondamento, ma deve pur esserci un modo per aggirare il sistema dei sogni e portare Alina ad un piano superiore… Costi quel che costi, troverò un modo. Per Alina, per i dormienti del passato e i dormienti del futuro…