IL LAGO

Racconto in concorso

IL LAGO

Di Rachele Lefante

Per chi vive nella nostra valle dove i boschi e le radure si specchiano in quello che fu migliaia di anni fa un enorme ghiacciaio, le giornate scivolano via lente e monotone come l’acqua del lago da cui prende il nome. La sera, all’imbrunire, l’odore del lago sale, si fa strada, si insinua, scivola da prima sotto i porticati poi nelle case, sulle cose, addosso e non c’è sapone o colonia che lo possa mitigare, se non per poco.

Sono sempre vissuto sulla sponda Est con i miei nonni paterni e per alcune stagioni, dicono, con i miei genitori ma non ho ricordi di quel periodo e crescendo ho capito da solo che non valeva la pena ricordare e fare domande sull’argomento. Quello che so è che mia madre è morta e mio padre è detenuto ed ho smesso di andare a trovarlo ormai da tempo.

Gli anni del liceo sono passati senza fare troppo danno, adesso mi occupo di una piccola officina con mio nonno: riparo trattori e macchine agricole, per lo più, da queste parti vanno per la maggiore. A volte mi è capitato di fare riparazioni occasionali a camper e motociclette dei turisti che vengono a godersi la tranquillità del lago. È venuta una ragazza: una campeggiatrice, presumo, proprio questo pomeriggio; è salita dalla riva con i capelli lunghi ancora gocciolanti per il bagno; si è guardata un po’ in giro… ha detto che sono molti anni che viene qui, sarà per questo che ha un’aria così familiare? Mi ha chiesto dell’acqua da bere, abbiamo attraversato il portico e siamo entrati, l’ho fatta accomodare in cucina cercando di essere il più ospitale possibile, nonostante non sia avvezzo a certe cose, ma ho eseguito il cerimoniale che esegue sempre mia nonna quando riceve visite. Devo averle fatto una buona impressione perché mi ha sorriso. Abbiamo parlato per un po’, poi mi ha ringraziato e se ne è tornata verso il lago da dove era venuta. Sono rimasto un po’ a guardare poi sono rientrato, ho messo via il bicchiere stranamente ancora pieno, eppure ho visto la ragazza bere avidamente… nessuna traccia della visita… potrei essermi sognato tutto in un delirio di estrema solitudine? Nessun segno, nessun odore se non quello di lago così forte, così penetrante così familiare.

Suona il telefono, mi ridesto dai miei pensieri, rispondo: dall’altro capo mia nonna mi comunica che è al penitenziario e che mio padre è morto poco prima che arrivasse per la consueta visita. Si è affogato bevendo un bicchiere d’acqua quel pomeriggio stesso.

6 risposte

  1. Daniele ha detto:

    Bellissimo

  2. Daniele ha detto:

    Voto questo racconto

  3. M. Pina ha detto:

    Voto questo racconto

  4. Denise ha detto:

    Voto questo racconto

  5. Veronica ha detto:

    Voto questo racconto

  6. Arianna Giancola ha detto:

    ATTENZIONE: Ricordiamo che per ogni racconto è possibile votare UNA SOLA VOLTA. Se non vedete comparire subito il vostro commento è perché ogni inserimento viene controllato manualmente e, in caso, approvato dai membri dello staff. Per questa operazione, dato il gran numero di voti in arrivo, possono volerci fino a 24 ore. Vi preghiamo quindi di fare particolare attenzione, perché rischiate di danneggiare l’autore che invece state cercando di sostenere. Purtroppo, in caso di irregolarità saremo costretti a eliminare il racconto dal concorso. Vi invitiamo quindi alla sportività e alla pazienza. Grazie.

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