Il mese scorso vi abbiamo dato qualche consiglio per superare il blocco dello scrittore, oggi vi presentiamo un validissimo strumento pratico che darà una vera scossa alla vostra creatività. Spesso gli autori esordienti o gli aspiranti autori sentono di avere dentro un enorme potenziale che non riescono a esprimere appieno. Sicuramente studiare aiuta, la tecnica è fondamentale e altrettanto lo è la lettura: solo leggendo e leggendo e leggendo ancora, riusciremo a padroneggiare appieno la scrittura. Ma, alle volte, davanti al quel foglio bianco che mette ansia, non è l’incapacità di produrre una buona prosa che blocca, quanto l’avere una buona idea. L’idea è tutto. L’idea originale e di rottura è in grado, a volte da sola, di tenere insieme un libro scritto così così.
Intendiamoci, non stiamo dicendo che scrivere bene non sia necessario o che la revisione, la correzione e l’editing di un testo non siano assolutamente fondamentali, anzi (sull’importanza cruciale di un buon editing, vi rimando a questo articolo). Tuttavia, tra una storia geniale scritta con uno stile semplice e lineare e una storia banalotta pur raccontata con un linguaggio aulico e ricercato, il lettore medio sceglie la prima.
E l’essere creativi, originali, l’avere buone idee è la sfida di chiunque produca contenuti per il grande pubblico, in ogni campo: dai programmi televisivi, alle pubblicità, dai video online, alle innovazioni tecnologiche, tutto è sottomesso alla tagliola della creatività.
In un’epoca in cui ogni persona è subissata minuto per minuto da stimoli multimediali (con la conseguenza che ci disabituiamo sempre di più alla concentrazione attenta sulla singola cosa), in cui la curva dell’attenzione cala talmente rapidamente che se durante il film che stiamo guardando una scena è un po’ più lenta prendiamo subito il cellulare in mano per farci intrattenere da qualcos’altro, dire qualcosa di nuovo è vitale. Altrimenti si finisce archiviati senza appello nel calderone del “già visto/già sentito/già letto” dal quale è difficile uscire visto che i 15 minuti di celebrità per tutti, che Warhol preconizzava negli anni ‘60, ai tempi di Internet sono diventati a malapena 15 secondi.
Come uscire, dunque, da questa terribile ansia da prestazione? Cosa fare quando sentite di avere qualcosa da dire che però non vuole saperne di uscire in forma intellegibile? Noi della redazione abbiamo trovato un antidoto formidabile a quella brutta sensazione nelle carte Intùiti.
È nato come progetto del Politecnico di Milano e rappresenta un nuovo modo per vivere il tema della Creatività, spesso trattato in maniera superficiale. Invece che forzarci a trovare un’idea, come succede con alcune tecniche come il brainstorming o la mappa mentale, intùiti invita a sedersi con calma e a sentire cosa abbiamo da dare, ricordando che creare deve essere una fonte di gioia e soddisfazione.
Intùiti propone suggestioni mirate, ottenute dall’analisi dei Tarocchi, che sono una ricca collezione di archetipi. Non ha uno scopo divinatorio: ogni carta riprende un modello di pensiero che appartiene alla nostra cultura e diventa uno stimolo potente capace di mettere in moto processi creativi e ispirazionali.
Si tratta, in sostanza, di un mazzo di carte illustrate che puntano a ispirare l’osservatore liberando i canali del pensiero e lasciando fluire le intuizioni immediate che vengono visualizzate nella mente. Sono state realizzate mescolando i principi della Gestalt (corrente psicologica definita psicologia della forma o della rappresentazione), con gli archetipi dei Tarocchi e nozioni di Design grafico.
Le immagini rappresentate sono estremamente evocative e anche se non corrispondono quasi mai a qualcosa di specifico, o forse proprio per questo motivo, restituiscono immediatamente delle sensazioni forti, ataviche, di piacevolezza o disgusto, di attrazione o repulsione.
Come i Tarocchi, si dividono in 22 intùiti primari e 56 intùiti secondari e sono corredate di un manuale che ne spiega diffusamente la genesi e nel quale sono raccolte le favole e i consigli associati a ciascuna carta. Le storie sono brevi e i consigli lapidari, spesso constano di una sola riga, a volte propongono semplici, ma efficaci esercizi.
Trattandosi di un processo creativo, non c’è un modo canonico e prestabilito per usare queste carte, ma nel manuale vengono illustrati alcuni metodi interpretativi e di utilizzo e uno di questi è proprio il blocco creativo. Gli autori delle carte propongono questo metodo per uscirne: disporre tutte le carte davanti a sé e poi sceglierne 4.
– La prima va scelta sulla base della sensazione che si prova a essere bloccati.
– La seconda va scelta sulla base del come ci si vorrebbe sentire, uscendo dal blocco.
– La terza va scelta sulla base di come visualizziamo la natura del blocco (un muro? un masso? una scala spezzata?).
– La quarta va scelta sulla base di quello che visualizziamo come strumento utile per uscire dal blocco.
A questo punto vanno lette le storie corrispondenti alle 4 carte scelte e i corrispettivi 4 consigli. Declinandole nella stesura di un romanzo, le storie e i consigli possono essere spunti di scrittura, snodi di trama, possono essere moniti che uno dei nostri personaggi dà ad un altro, oppure possono riportare alla memoria ricordi del passato che non sapevamo di avere incastonate in qualche angolo del cervello o, semplicemente, evocare un’immagine, un’azione, un evento… insomma, aiutano a smuovere un po’ le sinapsi cerebrali alla ricerca della nostra creatività nascosta.
Questo, però, è solo uno dei modi in cui queste carte possono essere utilizzate e, anzi, sono assolutamente incentivati i cambi di paradigma, la creazione di nuove letture e nuove interpretazioni. In redazione una volta le abbiamo usate per un esercizio collettivo di team building. Ciascuna/o di noi ha tirato su una carta, ne ha letto la storia a corredo e l’esercizio consisteva nel riuscire a creare una sovra-storia contenitore, che legasse le storie di tutte le carte pescate. È stato un lavoro estremamente arricchente!
Gli autori ci tengono a precisare che le carte non hanno assolutamente uno scopo divinatorio, ma casomai inducono allo spostamento di prospettiva. Il fatto di essere attirati o respinti da alcune carte e non da altre dipende da uno stato d’animo contingente che può cambiare da una volta all’altra, permettendoci di sbirciare la realtà da punti di vista sempre diversi.
Vi abbiamo incuriositi? Speriamo di sì! Per qualsiasi chiarimento o domanda non esitate a contattarci tramite l’apposito Form e se invece avete usato Intùiti o volete dirci la vostra, lasciate un commento sotto l’articolo o su Facebook!