IL SENTIERO

Racconto in concorso

IL SENTIERO

Di Francesca Palano

– Tornatevene in albergo, non è posto per voi questo!

L’uomo si era piantato in mezzo al sentiero sbarrando loro il cammino. Matilda osservò il tratto che saliva sulla collina, poi lo sconosciuto. Era sulla sessantina e non sembrava affaticato.

– Che ne pensi? – chiese Matilde.

– Scherzi? – disse Giuliano. – Ne abbiamo bisogno.

A lei non fu chiaro se si riferisse alla passeggiata o a loro due finalmente soli.

– Come volete – disse l’uomo spostandosi. – Ma non dite che non siete stati avvertiti.

Si avviarono uno di fianco all’altra.

– Sei la solita – disse Giuliano sistemandole l’etichetta che spuntava dal colletto. Matilde lo lasciò fare con una punta di piacere. Erano capaci di ignorarsi per settimane, ma quando si ritrovavano era sempre come tornare a casa.

Superarono un cancello su cui era affisso un cartello scritto a grandi lettere. Alla larga dal sentiero dopo il tramonto, diceva.

Matilde diede un’occhiata al cellulare: erano solo le due, avevano tutto il tempo del mondo.

Rivolse il viso al sole tiepido. Dopo tre giorni di congresso trascorsi inscatolati in controsoffitti a led, pavimenti di moquette e sedie in tessuto sintetico, quel luogo era perfetto.

Alla fine del sentiero trovarono un altro cancello su cui era affisso il medesimo avvertimento. Oltre, una discesa portava a un prato schiacciato tra le montagne e un laghetto.

Arrivati sulle sue sponde, si lasciarono cadere sull’erba calda. Il cellulare di Matilde segnava le 15.49. Il display lamentava 20% di batteria e la totale assenza di campo. Le scappò un sorriso, niente li avrebbe disturbati.

– Devo dirti una cosa – disse Giuliano, ma lei stava già scivolando nel sonno.

Quando Matilde si svegliò, il sole era basso sotto le nubi, le colline si erano tinte di un rosso rugginoso e l’erba si era fatta umida. Matilde si guardò attorno preoccupata.

Era rimasta sola. Non era da Giuliano lasciarla così. Prese il cellulare solo per ricordarsi che non c’era campo.

Risalì il sentiero e quando superò il cancello vide la lapide. All’andata non l’aveva notata, eppure spiccava pallida ed evidente a lato del sentiero. Non c’erano né un nome né una data a dare un’identità all’uomo che la fissava dalla foto. 

Lo sguardo di Matilde corse lungo il fianco della collina. Decine di lapidi erano sbucate dal nulla, ammassate l’une sulle altre come tanti denti storti.

Il suono di un cicalino la fece voltare di soprassalto. Il cancello si mosse rapido chiudendosi con un clangore perentorio. Nello stesso istante, il sole venne risucchiato dall’orizzonte e la notte le fu addosso.

10% di batteria, segnalò il cellulare con un bip laconico. Matilde ne accese la torcia e si avviò a passo rapido. Attorno c’erano solo il suono del suo respiro e lo scalpiccio dei suoi passi.

Finché non le sembrò di sentirne altri.

Agitò il cellulare nell’aria. Una sagoma si disegnò nell’ombra. Troppo alta per essere di Giuliano, procedeva calma verso di lei. Matilde lo riconobbe appena entrò nel suo cono di luce: l’uomo che aveva visto in foto sulla lapide. Il cellulare si spense.

Matilde si mosse alla cieca, mise un piede in fallo e cadde lungo il fianco della collina finché un masso fermò la sua caduta. Si alzò dolorante e terrorizzata. Bisbigli irati echeggiavano tutto intorno.

Perlustrò il terreno a tentoni, la sua mano trovò una grossa pietra e la strinse.

– Matilde?

– Giuliano! – Pronunciare il suo nome e tornare e respirare furono una cosa sola.

– Dove sei? Non vedo niente.

– Ti raggiungo io.

La luna si aprì un varco fra le nubi irraggiando una luce tenue tutto intorno.

Matilde vide. La pietra che l’aveva frenata la separava dal vuoto. No, non una pietra, una tomba. Una tomba con la foto di Giuliano.

Si voltò appena in tempo per vederlo sopra di lei, Matilde si difese con la pietra che teneva in mano. Giuliano vacillò. D’istinto, lei gli diede uno spintone e lui precipitò.

Matilde rimase inebetita sul bordo del crepaccio. Attorno, l’erba frusciò irata. Qualcosa si stava avvicinando.

La donna buttò la pietra e corse su per il fianco della collina fino al sentiero. Corse anche quando l’aria le bruciò i polmoni.

Raggiunse il cancello sbattendoci contro così forte da rimbalzare indietro e cadere a terra. Si alzò rapida, afferrò le sbarre e si arrampicò. Una mano le strinse la caviglia, tirandola verso il basso. Matilde si issò con tutta la forza che aveva, scalciò, strattonò finché, liberandosi, cadde oltre il cancello schiantandosi a terra.

Si svegliò immersa in un alone di luce bianca e disinfettante.

Un uomo in camice si affacciò su di lei. Era lo sconosciuto che li aveva fermati all’ingresso del sentiero. La sua voce si fece largo tra le nebbie degli antidolorifici. Matilde afferrò una manciata di parole: precipitato nella scarpata, morto, costole rotte, frattura scomposta. Se lui l’aveva riconosciuta non ne fece parola.

Dopo il medico, fu la volta della polizia e di una psicologa. Le fecero qualche domanda e le dissero che la sua mente aveva creato quella storia per riempire i vuoti causati dallo shock. Il loro era stato uno dei tanti incidenti da escursionisti che talvolta si leggevano sui giornali. I pensieri di Matilda si muovevano a rallentatore, faticava a tenere il filo di un ragionamento, ma anche così aveva la sensazione che le nascondessero qualcosa. La guardavano tutti in modo strano.

Scese la notte.

Dalla finestra, Matilde vedeva la montagna del sentiero incombere sopra di loro, nera sul nero della notte.

Gli antidolorifici persero mordente, il dolore tornò e con esso la lucidità. Ripensò a quello che era accaduto sul sentiero, sapeva quello che aveva visto, come sapeva che nessuno le avrebbe creduto.

Sentì il parlottare degli infermieri del turno di notte. Scese dal letto e a passo dolorante seguì le voci lungo un corridoio verde dentifricio.

– Ti dico che è stata lei – disse uno dei due. – Erano amanti, ma lui stava per sposarsi. Lo avrà ucciso per quello. Il primo pensiero di Matilde fu per la pietra con cui aveva colpito Giuliano. Si chiese se ci fosse rimasta traccia delle sue impronte e del sangue dell’amante e cosa sarebbe successo se la polizia l’avesse trovata.