IL RAGAZZO E LA VALCHIRIA

Racconto in concorso

IL RAGAZZO E LA VALCHIRIA

Di Eugenio Pompei

Questo giorno l’ho trascorso come tutti gli altri: mi sono alzato, ho studiato, ho pranzato, ho studiato di nuovo e ho cenato. Ho dedicato del tempo ai miei hobby, ma al momento non ho voglia di uscire. Non so bene per quale motivo. Forse potrei fare amicizia con una ragazza con cui ho interessi in comune ma che vorrei conoscere meglio prima di invitarla ad uscire. Il problema è che è molto timida e introversa, quindi non so se accetterebbe; non devo agire in fretta e furia. Bah, la cosa non mi emoziona più di tanto, ho già avuto una relazione sentimentale in passato e non è finita bene. Da quel momento sono un pezzo di ghiaccio con tutti; chissà se questa ragazza, pur essendo timida, potrebbe aiutarmi.

“Mamma, scusa se ho finito prima di cenare… Devo urgentemente salire in camera mia.”

“Fai come vuoi! Se vai nella tua stanza vedi che ho trovato uno strano biglietto da visita sulla scrivania.”

“Cosa? Io non ho preso nulla.” Corro di sopra per controllare.

Aveva ragione, c’è un biglietto da visita. Lo sfondo è bianco e le scritte sono argentate. Sul retro vi sono disegnati un elmo, una spada e una lancia. Che significa tutto questo?

Leggo il contenuto, ne rimango stupito.

“Mi presento, caro Akito. Sono una valchiria di Asgard e mi chiamo Sigrún. A me è stato assegnato un compito molto speciale: quello di fare compagnia ad alcuni ragazzi di Midgard, solo per un tempo limitato. Vorrei che tu accettassi, potremmo essere ottimi amici, ti conosco da tempo e ne sono sicura. Per evocarmi devi disegnare un cerchio con il simbolo di Odino all’interno. Dopo di che devi bruciare il biglietto lasciandolo al centro. Ti aspetto.”

 Che significa tutto ciò? Vuol dire che esistono veramente certe cose? Lo posso scoprire solo facendo quello che c’è scritto. Lo faccio e vado a letto. Domani potrebbe spuntare qualcuno, anzi qualcuna, chissà.

 La sveglia squilla; sono le sei. Oh! Vedo una ragazza con un’armatura, ma allora…

“Piacere di incontrarti, Akito.” Mi dice tendendo la mando verso di me.

“Ehhh?” Avvicino la mia mano e lei mi stringe il polso con energia, poi sorride. È bellissima, ha i capelli azzurri.

“Sei sorpreso? È normale, tutto ciò può sembrarti paranormale.” In effetti lo è, l’ho evocata tramite un rituale.

“Se sei veramente una valchiria dovrai dimostrarmi che non sei un demone o qualche inganno di Loki.” Non mi sto fidando per niente.

“Se proprio non mi credi vestiti, esci sul balcone e salta su.”

“Su cosa?” Ah! Ho capito. C’è un cavallo alato, proprio come quelli dei miti.

E va bene, faccio come mi dice. Mi vesto, bevo un bicchiere d’acqua e faccio uno spuntino. Dopo di che salto in groppa al cavallo tenendomi stretto ai fianchi della ragazza.

“Si parte!”

“Ah! Stiamo prendendo quota!” In mezzo secondo abbiamo superato le nuvole, ora il cielo sta diventando sempre più scuro. Vedo un gigantesco arcobaleno in lontananza, stiamo volando verso quella direzione. Ma allora è tutto vero.

“Reggiti forte, stiamo per raggiungere Bifrǫst, il ponte che collega Midgard e Asgard. Una volta arrivati lì vedrai anche qualcos’altro.”

 Siamo arrivati; ha ragione. Mentre corriamo sul ponte arcobaleno davanti a noi si stanzia Yggdrasill, l’albero che tiene uniti i Nove Mondi. Riesco a intravedere questi ultimi: sono puntini più grandi e luminosi rispetto alle altre stelle. Quello che splende di più è ovviamente Múspellheim, il regno dei giganti di fuoco. È l’ultimo posto dove vorrei andare. Stiamo salendo sempre di più, fino ad arrivare alla cima.

“Che spettacolo!” Il pianeta che ci ritroviamo davanti è simile alla Terra, ma più bello.

“Akito, vedi quel puntino dorato sul continente più grande? Quella è Asgard, e lì c’è il Valhalla, la sala dei caduti.” Oh no! In che guaio mi sono cacciato?

“Stai tranquillo, finirai lì solo dopo la tua dipartita; io ti farò compagnia a Midgard.”

“Mi stavo spaventando…”

“Ah! Ah! Ah! Quanto sei sensibile!”

“Non è vero…” Lo ripeto, dopo la fine di quella relazione sono diventato un pezzo di ghiaccio.

“Allora, ti sei convinto?” Mi fa questa domanda guardandomi negli occhi.

“Sì dai. Ora mi fido di te.”

“Evvai! Ora possiamo tornare, visto che sei in vacanza possiamo fare tante cose.”

“Non vedo l’ora!” Adesso ho una nuova amica.

 Sono passati tre mesi. Io e Sigrún siamo diventati amici intimi, o forse qualcosa di più. Tuttavia, temo di essermi affezionato troppo, prima o poi dovrà andarsene… Abbiamo viaggiato in tutto il mondo. Prima abbiamo girato il Giappone e poi siamo andati in Norvegia, desideravo così tanto vedere con i miei occhi i fiordi da dove salpavano i guerrieri vichinghi. È stato bellissimo, non avrei potuto fare tutto questo senza di lei, le devo la mia felicità.

 Adesso stiamo per arrivare a destinazione: la prossima vacanza la faremo ad Okinawa, lei lo desiderava tanto.

“Qui fa molto caldo, perché non ti togli la maglietta e ti abbronzi un po’?”

“Non mi va adesso, e comunque se ti lasciassi proprio ora finirei per cadere. Ci penserò quando saremo arrivati. Ma poi lo dici tu che metti sempre l’armatura.”

“Hai ragione, quando saremo arrivati in spiaggia me la toglierò.” Significa che la vedrò in costume per la prima volta? Sto arrossendo, ovviamente senza volerlo.

“Siamo arrivati, ora ti puoi spogliare.”

“L’avrei fatto anche se non me l’avessi ricordato.”

“E dai! Ah! Ah! Ah!”

Rimango in costume e lei stranamente arrossisce (mi ha già visto mezzo nudo altre volte). Ah, giusto! È la prima volta che si mette in costume davanti a me. Mi giro mentre si spoglia, poi la sua mano mi tocca la spalla. Mi rigiro: è bellissima. Se consideriamo il fisico è formosa come la Venere di Botticelli, ma sembra un po’più muscolosa, essendo una valchiria.

“C… Come sto?” Mi chiede mentre diventa sempre più rossa.

“Ti sta molto bene.” Non mi va di dirle quello che ho pensato.

“Ti ringrazio.” Dice mentre si accarezza i capelli.

Senza perdere tempo facciamo un bagno. In acqua ci sono meduse, lei con un incantesimo dà forma a una barriera; quindi, abbiamo un tratto di mare tutto per noi. L’acqua è bellissima, ha lo stesso colore dei suoi capelli. Quando torno in spiaggia la trovo sdraiata sull’asciugamano. Non appena mi vede si mette seduta e mi guarda, poi apre le braccia.

“Akito! Dai, vieni qui!” Ho capito, vuole abbracciarmi. Mi avvicino abbassandomi e lei circonda il mio collo con le sue braccia. Siamo sdraiati, io sono sopra di lei e le sto stringendo i fianchi. Sono tutto rosso per l’imbarazzo, non abbiamo mai avuto un contatto fisico così intimo.

“Ti ho sempre voluto bene da quando ci siamo incontrati la prima volta.”

“Anch’io ti voglio tanto bene, sei la mia migliore amica. Se non ti avessi mai incontrata sarei ancora un ragazzino apatico e abbandonato a sé stesso.”

Sta piangendo, ma perché?

“Akito… Questo è l’ultimo giorno in cui possiamo stare insieme. Domani dovrò tornare ad Asgard per essere assegnata ad un altro ragazzo.”

“Me lo aspettavo, sono preparato a questo.” Provo a trattenere le lacrime ma non ci riesco.

“Akito! Vedi… Io ti amo, voglio restare per sempre con te.”

Sigrún! Ti amo anch’io, provo questo sentimento da tempo. Però ormai è troppo tardi.”

“No, non è vero… Posso scegliere di diventare mortale e vivere una normale vita da essere umano. Lo faccio per te, mio caro.” Dice mentre mi accarezza i capelli. Inizio a piangere più forte di prima.

“Mia eroina, io non ti tradirò mai. Resterò per sempre con te, qui su Midgard come nel Valhalla.” Dico mentre mi sposto e le accarezzo la spalla sinistra.

“Sei il primo umano che riesce a rendermi così felice… Ah!”

“Che ti succede? Cosa? No, no, no, no! Perché? Perché?” Una lancia è piombata dal cielo e l’ha trafitta al cuore.

“Ti prego, rispondimi! Ti supplico! Non è giusto, tu mi hai amato come nessuna ha mai fatto.”

“A… Akito… Quella ragazza… è interessata a te… Vai! Addio!”

“No! Non è giusto!” Ha esalato l’ultimo respiro, ormai è andata. Piango e urlo come mai prima d’ora. Vedo qualcuno sopra di me; è incappucciato.

“Questa valchiria ha violato la legge degli Aesir, ora resterà per sempre ad Helheim. È quanto.”

È sparito; doveva essere Odino, non c’è dubbio. Capisco, questo è il destino che mi hanno assegnato le Norne, non posso che accettarlo. Sono solo uno sfigato, mi devo arrendere. Addio, Sigrún, è stato bellissimo, non sono mai stato così felice in vita mia; non ti dimenticherò mai, nemmeno se amerò un’altra ragazza. Te lo prometto, parlerò di te a mia nonna e ai miei figli, se li avrò. Addio!

È finita, tornerò ad essere solo…

Sono passate due settimane. Sono così triste che i primi cinque giorni ho dormito più di dieci ore a notte e non ho fatto nulla, ho perso l’interesse per tutto e per tutti. I miei genitori vogliono sapere quale sia il motivo di questo mio atteggiamento, ma se glielo spiegassi non mi crederebbero. All’improvviso quella ragazza ha iniziato a scrivermi in chat, quindi lei aveva ragione. Anche se posso avere una nuova amica… lei mi manca tantissimo. Inizio a piangere, rimango così per un’ora.

 Mi stanno chiamando; la cena sarà pronta.

“Akito! Si può sapere perché sei giù di morale da ben due settimane? Con noi non parli mai.” Mi vedo costretto a mentirle.

“Sono solo preoccupato per l’università.”

“Ma dipende tutto da te in questo caso. Se ti impegni ti darai le materie in tempo e ti laureerai entro pochi anni, altrimenti non concluderai nulla.”

“Eh sì… Hai ragione…”  Finita la cena torno nella mia stanza, voglio subito andare a letto. Con sorpresa trovo una lettera: il mittente è Sigrún…

2 risposte

  1. Giuseppe ha detto:

    Bel racconto, interessante.

  2. Angelica Carbonaro ha detto:

    Racconto originale e coinvolgente.

I commenti sono chiusi.