I COSTI DELL’EDITORIA – SI PUÒ DAVVERO PUBBLICARE SENZA SPENDERE NULLA?

Libreria

Torniamo a rivolgerci ai giovani autori parlando di uno degli argomenti più caldi e dibattuti nel mondo dell’editoria: è davvero possibile pubblicare un libro senza spendere nemmeno un euro?
La domanda è volutamente polemica e, citando un noto personaggio dei Simpson, la risposta breve è “sì con un se” e la risposta lunga “no con un ma”.
Vediamo quindi di capirci qualcosa.

Partiamo dal presupposto che quando parliamo di costi dell’editoria NON stiamo parlando della temutissima EAP, l’Editoria A Pagamento.
Per quelli di voi che ancora non lo sapessero, con editoria a pagamento si identifica quell’insieme di fornitori di servizi che si definiscono editori e che pubblicano facendo pagare all’autore, sotto varie forme, le spese di edizione.
In sostanza, quindi, non si assumono i rischi dell’editore e sono sempre certi di andare almeno in pari con le spese. Il problema, in questo caso, è che gli EAP non effettuano nessun tipo di distinzione e/o valutazione sul materiale che arriva loro, pubblicando più o meno tutto quello che gli arriva nelle mani.
Se da un lato (e questa è un’opinione estremamente impopolare) si può pensare che non ci sia nulla di male nell’affidarsi a un EAP per la propria pubblicazione perché, in fondo, offrono una serie di servizi a pagamento, bisogna tenere conto di due cose:

  1. Non si tratta di editori, ma di fornitori di servizi, e come tali dovrebbero definirsi. Molto spesso, invece, mascherano questa cosa chiedendo agli autori di acquistare un certo numero di copie o di provvedere personalmente ad altri servizi.
  2. Un autore che pubblichi con un’EAP è quasi sempre bruciato.

Gli editori veri, infatti, non guardano di buon occhio chi si sia affidato a uno a pagamento e interpretano la cosa attribuendo scarso valore alla sua opera.
L’EAP è quindi considerato un vero e proprio tabù nel mondo dell’editoria, quindi fate davvero molta attenzione nell’eventuale scelta di un editore.

Fino a poco tempo fa, questo stesso tabù era esteso anche alle autopubblicazioni. In sostanza si riteneva che un autore autopubblicasse il proprio libro solo perché di scarso livello e (di conseguenza) non aveva trovato nessuna casa editrice disposta a investirci sopra. Nel primo periodo di boom delle piattaforme di self-publishing questo era abbastanza vero e, come conseguenza, il mercato era invaso da testi di bassissima qualità, infarciti di errori e quindi poco appetibili sia dalle librerie che dai lettori.
Per fortuna le cose sono cambiate e il tempo ha dimostrato che è possibile produrre opere di alta qualità anche in questo ambito, tuttavia questi testi vengono ancora guardati con un certo sospetto, soprattutto dalle grandi catene di librerie, rendendo più ardua la vita dello scrittore emergente.

Detto questo possiamo tornare al nostro argomento principale: quanto costa pubblicare un libro?

Idealmente, rivolgendosi a una casa editrice seria o utilizzando le piattaforme di self-publishing, almeno all’inizio è possibile farlo in modo totalmente gratuito. MA… già, c’è sempre quel ma.
Se avete letto i nostri precedenti articoli (E io pago! e Editing sì o Editing no, questo è il problema) saprete già cosa intendiamo.
Sia nel caso in cui decidiate di affidarvi a un editore – serio – sia nel caso in cui scegliate di fare tutto da soli, dovete per prima cosa assicurarvi che il vostro lavoro sia curato e possa esprimere al meglio le proprie potenzialità. Ignorare questo fatto “per risparmiare” (o per orgoglio) può avere solo due conseguenze: nel caso in cui lo proponiate a delle case editrici rischiate di essere semplicemente scartati (o di finire in mano a CE poco professionali che vi danneggeranno invece di promuovervi), mentre nel caso in cui optiate per l’autopubblicazione andrete solo a ingrossare le file dei testi dimenticati (o nel migliore dei casi criticati) all’interno della Rete.
Questo è il primo punto.

Superato il primo scoglio, poi, bisogna affrontare qualcosa a cui gli autori esordienti raramente pensano: il dopo.

Generalmente tutta l’attenzione e l’impegno dell’autore emergente sono concentrati nel raggiungere il momento in cui stringeranno in mano il loro libro, ma quasi tutti ignorano che il lavoro davvero serio inizia dopo la pubblicazione.
A questo punto, infatti, parte un percorso di promozione pubblicitaria che, anche in caso di pubblicazione con una casa editrice, richiede un impegno costante e consistente da parte dell’autore.
Sarà quindi necessario creare le pagine social, un eventuale blog/sito vetrina, creare post tematici per riempirli e mantenerli vivi, interagire con i possibili lettori, fare in modo che vengano realizzate delle recensioni, gestire le eventuali critiche negative (che, credetemi, ci sono sempre. Potete anche scrivere Il Signore degli Anelli ma le critiche ci saranno sempre), partecipare a qualche evento o presentazione e, magari, presentarvi anche a qualche fiera.
Se siete sotto contratto con una casa editrice, alcune – e sottolineo alcune – di queste cose saranno di loro competenza, ma la maggior parte dell’impegno ricadrà su di voi.
Le CE minori, infatti, puntando su alti numeri di pubblicazione perlopiù di autori emergenti, non hanno le possibilità economiche per seguire tutti in modo adeguato. Di conseguenza lasciano davvero molto a carico dello stesso autore e si limitano a pubblicizzare le opere sui propri canali Internet/social e a fornire alcune copie digitali a blogger partner per ottenere le recensioni.
Nella stragrande maggioranza dei casi, quindi, sta all’autore ingegnarsi per trovare forme pubblicitarie alternative ed efficaci.
Se poi vi siete affidati all’autopubblicazione, dovrete fare da soli tutto il lavoro, compresa la creazione di campagne pubblicitarie ed eventuali gadget promozionali (segnalibri, tavole e quanto altro vi venga in mente) – questi ultimi anche in caso abbiate pubblicato con una CE.
Si tratta di cose per cui sono richieste conoscenze e skill specifiche, che non tutti hanno e che, nel 95% dei casi, è necessario acquistare “fuori” dalla propria cerchia, se non altro per far fronte ai costi di una eventuale stampa.

Allo stesso modo bisogna essere consapevoli del fatto che ogni autore deve avere a disposizione un certo numero di copie da “dare in regalo”.
Sorvolando sulle copie per genitori ed eventuali collaboratori, che in genere per aiutare i giovani scrittori procedono all’acquisto, quelle di cui parliamo sono copie con cui poter omaggiare, in caso di necessità, figure che possono esserci in qualche modo utili (sì, lo scrittore deve essere anche opportunista). Proprietari di librerie, blogger più importanti che, magari, la CE non ha potuto raggiungere, persone in contatto con editori più grandi e giornalisti. La regola d’oro è portare sempre in borsa almeno due copie della propria opera, perché non si sa mai quando possano servire.
Le piccole case editrici, in genere, non possono permettersi di “regalare” all’autore un alto numero di copie, motivo per cui questo è fin troppo spesso “obbligato” all’acquisto di un certo numero di volumi.

Delle presentazioni abbiamo già ampiamente parlato e visto che, entro certi limiti, è possibile evitare le spese, ma per quanto riguarda le fiere la materia è più complessa. Molte CE minori non sono affatto presenti nelle principali fiere, che non siano il Salone del Libro di Torino o Più Libri Più Liberi di Roma. Eventi come Lucca Comics o l’Etna Comics sono infatti molto costosi e anche quando una CE riesca ad assicurarsi uno stand, le spese di trasporto e di soggiorno sono in genere a carico degli autori.
Per ovviare a questo problema sono ormai diversi gli autori autopubblicati che uniscono le forze per far fronte alle spese e acquistare uno spazio di visibilità all’interno di questi eventi.

Resta infine l’ultimo argomento, quello da cui l’autore dovrebbe, in teoria, poter rientrare delle spese: il pagamento delle royalty, meglio noti come diritti d’autore.
Come abbiamo già avuto modo di vedere in altri articoli su questo stesso blog, gli scrittori che, in Italia, possono permettersi di vivere “di scrittura” grazie ai diritti d’autore si contano sulle dita di una mano.
Sia che si parli di case editrici, sia che si parli di piattaforme di self-publishing come, ad esempio, Amazon, una parte variabile del prezzo di copertina viene trattenuta per coprire “le spese” (a questa, ovviamente, va poi aggiunta l’iva) e, di conseguenza, l’autore potrà incassare forse un terzo o un quarto del valore pagato da un lettore per la sua opera. Senza scendere nei dettagli, non servono molti calcoli per comprendere che per avere dei guadagni effettivi l’autore dovrà vendere un numero di copie molto alto.

Tutto quello che abbiamo detto non serve per scoraggiarvi, ma riteniamo che sia necessario che sappiate che la strada della pubblicazione richiede, in un modo o nell’altro, un certo investimento economico.
Non si tratta di cifre iperboliche e non sempre bisogna pagare tutto di tasca propria, ma in un paese in cui vengono pubblicati più di 75000 libri l’anno (di nuovo, vi invito a leggere questo nostro articolo sul tema, se non lo avete già fatto), la probabilità di non spendere un euro e ottenere comunque il successo è più o meno la stessa di vincere la Lotteria di Capodanno.

Siete d’accordo con queste considerazioni? La vostra esperienza è stata differente? Avete domande o vorreste approfondire degli argomenti? Lasciateci un commento per dirci la vostra o scriveteci tramite il nostro form di contatto. Saremo lieti di rispondere a tutte le vostre domande.

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